la trento segreta

Visita guidata col pienone nella «città dei morti»

Seconda uscita ancora con il tutto esaurito tra i monumenti del cimitero. Il dirigente Passalacqua: «Un tabù infranto». Una «catacomba» sotto la chiesa


di Luca Marognoli


TRENTO. Il viaggio nella “città dei morti” inizia alle 14 di venerdì. Una visita guidata vera e propria, promossa dall’assessore comunale Renato Tomasi. È la seconda uscita al cimitero organizzata dal circolo ricreativo dei dipendenti comunali ed è di nuovo sold-out: trenta persone.

L'appuntamento è davanti alla palazzina dei servizi funerari, dove ad accogliere il gruppo c'è un “caronte” d'eccezione, il dirigente Carmelo Passalacqua: «Questo momento è a suo modo epocale - dice - perché viene infranto un mito: quello della morte come tabù. Per una volta siamo qui non per un funerale o per il giorno dei morti, ma per riscoprire le opere d'arte del cimitero, che vanta un paio di centinaia di tombe di interesse culturale non indifferente». La guida è una giovane storica dell'arte, dottoranda a Trento, la dottoressa Giulia Mori, che premette: «Il cimitero è certo un luogo di dolore, ma anche di memoria collettiva. E qui davanti a noi abbiamo un vero museo a cielo aperto».

Pienone per le visite tra i «segreti» del cimitero

Chi l’avrebbe mai detto che il cimitero di Trento potesse diventare un vero e proprio centro turistico. Proprio così: da quando il Comune ha dato il via alle visite guidate nelle «città dei morti» il tutto esaurito è all’ordine del giorno. Anche... sotto terra, dove ci sono le segretissime «catacombe» (foto Panato) - LEGGI L'ARTICOLO

Passalacqua spiega come prima dei decreti napoleonici la gestione dei cimiteri fosse affiata alle singole parrocchie, mentre poi se ne realizzò uno fuori dalle mura cittadine, con anche l'esperimento poco fortunato di un campo accanto all'Adige, che fu invaso da un'alluvione.

Si parte dal quadrante nord, quello più antico, datato 1827, 124 metri per 124 di colonnato in stile dorico. Dall'ingresso la guida invita ad osservare le due cappelle poste a metà dei lati orientale ed occidentale, dedicate ai benefattori della città di Treno l'una e agli uomini che l'hanno resa illustre (il famedio) l'altra.

[[(Video) Pienone per le visite tra i «segreti» del cimitero]]

Alla visita partecipano oggi anche Adriana e Margherita Bonapace, figlie di Ermete, autore di alcune pregevoli opere scultoree. La prima che viene illustrata è sua e Giulia Mori dà un inquadramento biografico dell'artista, nato il 1887, studente a Vienna e all'Accademia albertina di Torino, internato in Siberia nel 1913 e autore anche di un monumento ai caduti italiani sul fronte orientale in Russia. Nello scortare i visitatori sotto il colonnato, Passalacqua spiega come la concessione delle tombe storiche non abbia scadenza, ma in caso di estinzione della famiglia esse tornino nella disponibilità del Comune.

Il più illustre degli artisti - afferma Giulia Mori - è Andrea Malfatti: «Figura di spicco dell'Ottocento trentino, che al cimitero di Trento ha realizzato una serie di opere. A colpire è la capacità di modellare il marmo come se fosse cera con grande attenzione al dettaglio». Sue tra l'altro, le tombe delle famiglie Scotoni, Santoni, Zambra e della contessa Margherita Salvetti Cloz, che impressiona per la figura femminile dolente china accanto a una porta socchiusa, varco per la vita eterna, e la maestosa deposizione dalla croce nella cappella ossario. La cura dei particolari si nota anche dal monumento funebre dedicato a Felice Mazzurana, per il realismo della tasca del cappotto piegata e i lacci delle scarpe oltre che per l'intensità del volto. Gli altri scultori degni di nota sono Stefano Varner, anche lui ottocentesco ma anteriore rispetto a Malfatti, e i novecenteschi Steano Zuech, Eraldo Fozzer (figlio di marmisti che decise di abbandonare l'azienda familiare per dedicarsi all'arte) e Othmar Winkler.

All'arrivo della comitiva nella chiesa del cimitero, disegnata da Dalbosco a forma di pantheon, c'è padre Armando a fare gli onori di casa. Non di valore artistico ma di grande suggestione è la discesa nella cripta, un ambiente spoglio dove, stando a una postilla rinvenuta nelle carte comunali, «nella seconda metà dell'Ottocento sono transitate alcune salme prima di essere collocate nei loculi», spiega Mori.

Prestigiosa la tomba Thun, famiglia - ricorda la storica dell'arte - che ha annoverato ben quattro principi vescovi. Trasferita dalla cappella Vantini di palazzo Thun, ha linee essenziali perché disegnata da un architetto, Rodolfo Vantini appunto. Nel famedio, centrale la scultura in gesso di Stefano Zuech, in gesso: il titolo è Aeternitas (1911) e rappresenta persone che si avvicinano prostrate all'accesso dell'aldilà. Qui sono custoditi anche i busti di personaggi illustri come Grazioli, Dordi, Bresadola e Oss Mazzurana. Di Othmar Winkler quelli sugli angoli, di maggiori dimensioni, dedicati a Cesare Battisti e Alcide Degaperi, quest'ultimo all'epoca oggetto di critiche - dice Mori - perché «non raffigurato come glorioso ma con la fisionomia di un uomo normale». Dell'artista di Brunico anche la croce di bronzo ricca di riferimenti iconografici legati alle professioni della famiglia Gentilini, panettiere il capostipite e costruttori i discendenti, che si trova nel quadrante sud. A poca distanza, nella cappella ossario dei caduti italiani della prima guerra, domina il grande modello per la deposizione della croce di Malfatti, scelta per la sua bellezza e drammaticità come opera di copertina del depliant che il Comune ha dedicato alle sculture del cimitero. Dalla parte opposta del quadrante si trova invece l'opera più colossale, il monumento ai caduti dell'esercito austroungarico, realizzata su progetto del viennese Rudolf Perco, con sculture di Remo Stringari: «È uno dei principali monumenti del Trentino - afferma Giulia Mori – con basamento in ammonitico rosso e parte superiore in pietra calcarea, caratterizzato da figure allegoriche sugli angoli».

In coda alla visita, Passalacqua mostra anche il campo e l'ossario dedicati ai bimbi e il luogo di sepoltura dei bambini mai nati; quindi il cimitero islamico, con le tombe orientate verso la Mecca. Il dirigente auspica che le visite al cimitero, che in altre città sono delle vere e proprie attrazioni turistiche, diventino strutturate e aperte a tutte, con la collaborazione dell'Apt. «Una volta i dipendenti del cimitero si vergognavano. Io ho fatto subito outing: tengo al mio lavoro e ne sono orgoglioso». Entusiasta il pubblico: «Passalacqua è eccezionale, ha anche creato una app sui monumenti del cimitero e durante la gita a Genova ci ha fatto fare un fuoriprogramma per mostrarci la tomba della venditrice di noccioline», dice Adriana Zanin, segretaria del circolo ricreativo del Comune. «Solo una collega rimase sul pullman. E oggi sono venuti in tanti, come alle visite che organizziamo ai monumenti di Trento».













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