Università, al setaccio i contratti con l’«esterno»

Le verifiche della finanza, delegata dall’Autorità nazionale anticorruzione, riguardano le attività che l’ateneo svolge (pagato) per società ed enti pubblici



TRENTO. I progetti per conto terzi. Ossia quelle attività di ricerca, progettazione e quant’altro che l’università svolge - pagata - per conto di enti pubblici o società private. Questo è il focus dell’attività degli uomini del nucleo anticorruzione della finanza impegnati già da qualche giorno (come scritto sul giornale di ieri) negli uffici dell’ateneo trentino. Si tratta della prima attività delegata dall’autorità nazionale anticorruzione diretta da Cantone alle fiamme gialle trentine che dovranno controllare centinaia di documenti. E hanno iniziato con l’acquisizione del materiale. Si tratta di una delega di natura amministrativa e non un’attività di polizia giudiziaria e come tale segue strade diverse. Non si procede, per così dire, con perquisizioni e quant’altro. Un lavoro imponente quello che aspetta i finanzieri di questo speciale nucleo che è stato costituito nell’agosto scorso.

Ma facciamo un passo indietro per avere un quadro della situazione. Dunque, l’autorità nazionale anticorruzione può agire in due modi: o di iniziativa oppure su segnalazione. Quale sia la natura della richiesta arrivata a Trento non è dato sapere, ma la delega è alquanto chiara. E riguarda i contratti firmati dall’università con enti terzi che hanno deciso di avvalersi delle competenze di chi lavora in ateneo per determinati progetti o ricerche. Si tratta di una forma di autofinanziamento prevista dalla legge e soggetta ad una serie di indicazioni e di norme. Ed è sulla corretta applicazione di quanto previsto che lavorano i finanzieri. L’ateneo e l’ente (pubblico o provato che sia) firmano un contratto, al quale segue la prestazione e la fatturazione. Parte dell’importo che viene pagato va a chi ha materialmente svolto l’attività, il resto finisce nel bilancio dell’università come «risorse proprie». Si tratta, nella maggior parte dei casi, di importi che presi singolarmente non sono molto alti. Ma si tratta di centinaia di progetti l’anno e quindi alla fine il valore economico di questi contratti diventa considerevole. Nel bilancio 2015 i ricavi sotto la voce conto terzi erano il 5 per cento del bilancio totale dell’ateneo. La lente di ingrandimento delle fiamme gialle sarà utilizzata per verificare questi contratti siglati fra il 2013 e il 2015, come indicato dall’autorità nazionale. Si tratta di un settore in espansione. Nel corso degli anni sono cresciute, infatti, le richieste arrivate all’università segno anche della capacità attrattiva che ha l’ateneo stesso.

Il regolamento interno definisce come «attività per conto terzi» le prestazioni che «l'Università - compatibilmente con la propria ordinaria funzione scientifica e didattica e nell’ambito delle proprie finalità istituzionali e statutarie - svolge nel prevalente interesse del committente, utilizzando le proprie strutture e proprio personale previa conclusione con enti pubblici e/o privati di contratti». E rientrano ricerche, consulenze, progetti, prove tecniche, attività a carattere formativo, l’attività per perizie, l’ attività di certificazione. Insomma i campi di azione sono veramente tanti e tantissimi anche i contratti che sono stati stipulati nel corso di questi ultimi anni. E che ora dovranno passare il vaglio della guardia di finanza.

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