Un Fondo per pagarsi la casa di riposo

La Provincia punta a creare un'assicurazione sull'assistenza agli anziani


Robert Tosin


TRENTO. Nel giro di vent'anni gli ultraottentenni in Trentino sono destinati al raddoppio arrivando a 53 mila, già oggi gli anziani sopra i 65 anni sono il 20% della popolazione. Il sistema rischia di esplodere se non verranno trovati dei correttivi. Il primo è quello di ristudiare l'assistenza ai non autosufficienti e a provvedere per tempo con un fondo sanitario integrativo territoriale. E l'aumento delle rette nelle Rsa diventa un passaggio obbligato per garantire un servizio ad un numero sempre maggiore di persone.

Per il futuro bisogna attrezzarsi. Come? Con una sorta di assicurazione sanitaria "pubblica". L'idea che sta prendendo forma è quella di un fondo integrativo trentino (magari appoggiato a Pensplan) che possa garantire al futuro della persona una copertura economica dell'assistenza. Il confronto con i sindacati è già partito e pare che l'approccio sia positivo. Ora il passo successivo che aspetta l'assessore Rossi è quello di aprire il tavolo con le aziende. Il modello, grosso modo, potrebbe essere quello delle casse professionali, ma in questo caso sarebbe mirato al solo territorio trentino e pure con uno spirito di solidarietà nel reggere il sistema: le quote non godute dal singolo vanno a beneficio di chi invece ne ha bisogno.

Quella che l'assessore Ugo Rossi sta studiando è una mezza rivoluzione che basa su una situazione tutto sommato buona, ma che ha bisogno di una taratura diversa per l'estensione dell'assistenza a chi oggi, e a maggior ragione in futuro, è escluso. «Oggi nelle nostre Rsa - spiega - si paga in modo omogeneo, tutti uguale, il manager come l'operaio. La nostra intenzione è quella di introdurre un sistema di pagamento legato all'Icef in modo che chi può paghi qualcosina in più. E stiamo parlando di cifre che sono le più basse d'Italia, persino di Bolzano».

Ma il problema non è tanto legato all'aumento delle rete, una volta assicurato che comunque l'assistenza sanitaria è a carico del pubblico, mentre la variabile sulla quale si cercherà di incidere è quella legata all'aspetto alberghiero-socio assistenziale. La questione vera è legata all'aumento dei non autosufficienti che rischia di non trovare risposte se non ci si attrezza con un forte sostegno alle famiglie che si tengono in carico l'anziano. L'idea - dice - è quella di individuare quattro livelli di non autosufficienza e a ciascuno, sempre utilizzando il parametro Icef, assicurare delle quote di sostegno che variano dai 400 ai 1200 euro. Questo, fa notare l'assessore, ha anche una ricaduta economica: serviranno badanti, cooperative sociali, assistenti eccetera.

I tempi? In manovra ci saranno già 13 milioni per cominciare, poi servirà una legge per rendere strutturale tutta l'architettura che a regime potrebbe valere circa 20 milioni di euro di impegno sul bilancio. Gli aumenti delle rette nelle Rsa potranno diventare operativi nel momento in cui sarà possibile mettere a diposizione i fondi alle famiglie in modo da chiudere il circolo virtuoso.













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