Trento. Una notte al museo: bambini in coda per dormire al Muse

La “nanna” al museo di scienze, tra scheletri e animali, fa impazzire i bambini (e pure i genitori). Ecco come funziona


di Andrea Selva


TRENTO. Ascoltare una particolareggiata dissertazione sulla differenza che c’è tra le numerose varietà di escrementi. Dormire stesi a terra, chiusi in un sacco a pelo, sotto l’ombra minacciosa di uno scheletro. Svegliarsi di buon mattino e mettersi in coda assieme a una piccola folla di sconosciuti per darsi una rinfrescata al bagno. Se tutto questo vi spaventa, potete tirare un sospiro di sollievo: alla prossima “Nanna al Muse”, in programma il 7 febbraio, è già tutto esaurito: 200 persone prenotate (bambini e genitori) per trascorrere la notte nel museo di scienze naturali di Trento.

I bambini ne vanno pazzi. Bastava guardarli l’altra notte mentre stendevano i materassini a terra e preparavano le torce elettriche per esplorare un cielo popolato di animali imbalsamati. Ma sarebbe semplicistico individuare nel sorriso di un bambino (capace di sciogliere qualunque genitore) il segreto del successo. Tanto più se uno come Carlo De Biasi - enologo e agronomo, premiato manager alle dipendenze di un colosso veneto del vino, presente l’altra sera al Muse con moglie e figlie - ti racconta: «Mi sono divertito molto anch’io».

Avvertenza per il lettore: la nanna al Muse non sostituisce la visita al museo. E infatti i partecipanti ricevono un biglietto gratuito per visitare il Muse con tranquillità il giorno successivo. La notte ci si mette in gioco dopo che la folla ha lasciato la struttura e si va a caccia di indizi sulle specie vegetali e animali più disparate (lo sapete cos’è una Pogona? leggete e lo scoprirete); si impara da un detective di nome Sterco Holmes che la cacca non è mai piacevole ma quella degli erbivori è la “meno peggio”; e si capisce cos’è la nebbia versando una brocca d’acqua bollente in un recipiente contenente azoto liquido.

Osservando i giovani divulgatori scientifici del museo, a qualcuno potrebbe sorgere il dubbio: sono attori a cui hanno insegnato le scienze oppure ricercatori che hanno frequentato lezioni di teatro? La risposta esatta è la seconda, ma ciò che conta è il risultato: i bambini imparano ridendo a crepapelle e i genitori si divertono a (ri) scoprire quello che avevano appreso al liceo.

Per dormire al Muse il venerdì notte arrivano da tutta l’Italia del nord: Verona, Bologna, Brescia, Reggio Emilia, Correggio e Lecco, solo per citare alcune città. E poco importa se il biglietto costa 45 euro a testa (prezzo che quasi tutti fra i partecipanti in realtà ritengono piuttosto caro) perché si risparmia sull’albergo e ci si ritrova a Trento il sabato mattina, dopo aver fatto colazione, con una giornata intera da dedicare alla città.

Dormire per terra sopra un materassino non è comodo, ma se l’altra notte sono sopravvissuti un paio di nonni, ci possono riuscire anche mamma e papà. E poi non è vietato fare come quei padri che l’altra notte si sono presentati con le pompe da campeggio per gonfiare enormi materassi a prova di mal di schiena. Alle 24 le luci si sono spente, una voce ha cominciato a narrare storie di dinosauri e - incredibile ma vero - in un museo pieno di mocciosi vivacissimi è calato il silenzio fino all’alba.

L’orgoglio per un museo che macina record di visite si leggeva sul volto dei dipendenti (ma ci sono anche i volontari) e su quello del direttore, Michele Lanzinger, che l’altra notte era presente per assicurarsi che i suoi piccoli visitatori prendessero sonno. Avevano provato a lanciare la nanna per soli bambini (come avveniva nel vecchio museo di via Calepina) ma alla fine hanno deciso di allearsi con i genitori per tenere d’occhio i figli.

P.S. Il lettore attento che è giunto fin qui merita una risposta: la Pogona è un rettile australiano.

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