Teatro Zandonai, il loggione come 300 anni fa

Gli attenti restauri hanno riportato in superficie l’aspetto originario del gioiello cittadino che a settembre sarà visitabile


di Paolo Tagliente


ROVERETO. I grandi numeri rossi sulla tabella all’esterno del cantiere dice che mancano 297 giorni alla fine dei lavori. All’interno, però, il teatro Zandonai sta incominciando a togliersi le “bende” dopo la massiccia operazione di chirurgia plastica cui è stato sottoposto negli ultimi dieci anni. Da qualche giorno, infatti, sono stati tolti i teli e le impalcature che coprivano i palchi attorno alla platea e, anche se non si può certo dire che il restauro sia finito, si ha già un’idea chiara di come si presenterà il teatro quando tra qualche mese, salvo sorprese, sarà riconsegnato alla città. «Abbiamo compiuto un lungo e certosino lavoro di ricerca – spiega l’ingegner Paolo Piccinni, responsabile dei lavori di restauro – così da riportare tutti gli elementi restaurati al loro aspetto originale». E così, paradossalmente, chi entrerà per primo in teatro potrebbe chiedersi cosa è stato fatto in tutti questi anni. «Già - risponde sorridendo Piccinni - c’è anche questo rischio, ma è bene sapere che anche il più insignificante degli elementi è passato tra le pazienti e abili mani dei restauratori che gli hanno dato l’aspetto originario, lasciandogli però la patina d’antico. Questo, per loro, è il migliore dei complimenti: hanno fatto un lavoro tanto straordinario che gli interventi non si vedono». Restauratori che lavorano gomito a gomito con elettricisti, idraulici, falegnami e muratori in quello che sembra un laborioso formicaio. Ogni giorno, all’opera, ci sono tra le 20 e le 30 persone. Il restauro esterno dei palchetti è stato completato, ripristinando i colori di quando il teatro fu costruito trecento anni fa. La parte inferiore, invece, è ancora in fase di restauro e i pannelli giacciono a terra numerati e allineati. Dovranno essere “raccordati” con il pavimento, che rappresenta una delle novità della struttura. Tutt’attorno alla sala, infatti, sono ben visibili i grossi fori da cui entrerà, silenziosa, l’aria calda con cui sarà restaurato lo Zandonai. «Il pavimento – spiega Piccinni – “galleggerà” su questa sorta di camera. Anche per questo, le circa 150 poltroncine originali dovranno essere assicurate al pavimento con nuovo e particolare sistema». A saltare subito agli occhi saranno le quattro colonne (due a destra e due a sinistra) a lato del palcoscenico. «Erano grigie – continua l’ingegnere – ma sotto diversi strati di colore abbiamo scoperto il loro aspetto originale e ora eccole in finto marmo rosso». Recuperati i colori originali anche per il colonnino del loggione, che ora risalta su uno sfondo nero. E sono tornate al loro posto anche le plafoniere di un tempo, ovviamente restaurate all’esterno e messe a norma all’interno con nuove cablature. Il grande lampadario è pronto e, per metterlo al riparo dalla polvere, è stato completamente incartato. Torneranno a splendere anche le sale delle biglietterie, dove sono stati portati alla luce decori antichi uguali a quelli presenti anche in platea. Alla fine, insomma, lo Zandonai manterrà il suo antico fascino, ma potrà contare su soluzione tecniche - la torre scenica è stata portata da 7 a 12 metri - e acustiche d’avanguardia, ovviamente nel rispetto delle rigidissime norme di sicurezza. Soddisfatto l’assessore Leone Manfredi , che quotidianamente si reca sul cantiere e osserva il procedere dei lavorio. «A settembre – spiega – grazie all’intervento della collega Luisa Filippi e salvo imprevisti, organizzeremo nel week end delle visite al teatro per i roveretani».

©RIPRODUZIONE RISERVATA













Scuola & Ricerca

In primo piano