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Sviluppo Marmolada, Fassa si ribella

La procuradora, il sindaco di Canazei, Detomas (Ual) e Associazione Fassa all’attacco: «Collegamento a Punta Rocca»


di Valentina Redolfi


CANAZEI. Dopo la pubblicazione del piano di sviluppo della Marmolada proposto dall’assessore provinciale, Carlo Daldoss, in val di Fassa monta la protesta per ribadire l’importanza che l’impianto in progetto. dalla parte di diretto accesso alla Marmolada dalla Val di Fassa, arrivi fino a Punta Rocca e non solo fino a Sas Bianchet. A partire dai vertici istituzionali. In una nota la procuradora del Comun general de Fascia Elena Testor, pur apprezzando che la giunta provinciale sia intervenuta analizzando la questione della Marmolada, afferma che «il previsto arrivo del nuovo impianto in località Sas Bianchet invece che a Punta Rocca, penalizza pesantemente tutta la skiarea che risulterebbe monca di un collegamento indispensabile al fine di creare un comprensorio sciistico di un certo interesse. Non di secondaria importanza è poi l’impatto ambientale. L’agonizzante ghiacciaio della Marmolada verrebbe pesantemente intaccato in un punto alquanto delicato e ancora vergine». Testor chiede anche l’immediata attivazione di un tavolo di confronto con la giunta provinciale.

Reazione immediata anche da parte del sindaco di Canazei e del consigliere provinciale dell’Union autonomista ladina Giuseppe Detomas. «Per chiarire la nostra posizione - dice il sindaco Silvano Parmesani - che è quella di Canazei e di tutta la Val di Fassa, perché la Marmolada è di proprietà fassana, vorrei esprimere tutto l’apprezzamento per il lavoro che si è fatto fino ad ora. Con l’assessore Daldoss, persona che ritengo molto seria e competente, abbiamo istituito una collaborazione con un tavolo di lavoro e di confronto proprio su questo progetto di sviluppo. La nostra volontà però rimane quella di insistere e ragionare ancora per la realizzazione di un impianto che porti direttamente fino a Punta Rocca, che è importante per una messa in rete degli impianti e anche per un ottica di investimento per la futura realizzazione dell’impianto. Una volta avuto in mano il Piano faremo sicuramente queste osservazioni e spero che la Provincia, visto che la Marmolada si trova sul suo territorio, sia dalla nostra parte».

Con toni più duri il consigliere provinciale Ual Giuseppe Detomas, a nome di tutto il partito, interviene per definire nel modo più assoluto «inaccettabile» tale progetto sia sotto il profilo del merito che anche nel metodo. «Innanzitutto - afferma - valutiamo tale piano impattante sotto il profilo ambientale per gli interventi previsti, poiché sul versante veneto è previsto un nuovo impianto, mentre per il Passo Fedaia si impone di limitare la nuova stazione di arrivo alla località intatta e integra dal punto di vista ambientale di Sas Bianchet. Appare invece facilmente intuibile, anche osservando le cartine, che con un minimo ulteriore prolungamento si potrebbe arrivare direttamente a Punta Rocca, dove sono già presenti strutture e piste da sci, senza nuovi interventi invasivi». Detomas sottolinea poi che «con tale piano di sviluppo Canazei e l’intera Valle di Fassa rimarrebbero per l’ennesima volta penalizzati, vedendo nascere un impianto “monco” in quanto privo del collegamento realmente funzionale oltre che necessario».

Detomas e Ual valutano pertanto «paradossale» questo piano di sviluppo, che dalla giunta provinciale viene definito utile alle esigenze di razionalizzazione degli accessi alla montagna in un’ottica di gestione dei flussi e degli impatti, ma che, secondo Detomas, «in realtà risponde alle esigenze di sfruttamento da parte veneta che, in barba agli aspetti ambientali, con il nuovo impianto del Sas de Mul andrebbe a introdurre un ulteriore ampliamento dell’offerta sciistica e quindi a promuovere nuovi accessi di sciatori e nuovi passaggi su quel versante che comunque, si ricorda, insiste sul territorio di competenza trentina». Una soluzione dunque non condivisibile per il consigliere ladino e per la Ual perché, inoltre, «non va incontro alle esigenze legittime degli operatori turistici fassani che si sentono per l’ennesima volta presi in giro». Non diverso infine il giudizio di Luca Guglielmi, segretario politico dell’Associazione Fassa, secondo il quale «l’arrivo di un ipotetico impianto di risalita e Sas Bianchet a poche centinaia di metri da Punta Rocca (arroccamento auspicabile), è poco incisivo: di fatto taglierebbe in tronco la possibilità di uno sviluppo a 360° gradi del massiccio stesso».

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