«Su Renna la Provincia s’è mossa subito»

Gilmozzi: nessuna inerzia sulle violenze sessuali del dirigente. Civico, Cogo e Ferrari: è falso, licenziatelo immediatamente


di Paolo Morando


TRENTO. La risposta dell’assessore al personale Mauro Gilmozzi, per quanto dettagliata e argomentata, non li ha affatto convinti. E c’era da prevederlo: troppo delicato il tema sollevato dalle interrogazioni di Mattia Civico, Margherita Cogo e Sara Ferrari del Pd. Si tratta del caso legato a Paolo Renna, il dirigente generale già segretario provinciale del Ppi negli anni ’90, che lo scorso 16 gennaio ha patteggiato un anno e nove mesi (pena peraltro sospesa) per violenza sessuale e maltrattamenti nei confronti di dipendenti provinciali sue collaboratrici. Una questione per giunta piombata ieri in Consiglio provinciale ad appena due giorni dalla Festa della donna dell’8 marzo.

A rendere ancora più pesante l’atmosfera, il maxiplico con cui Civico si è presentato in aula: oltre mille firme raccolte tra i colleghi da due dipendenti provinciali, Paola Ciurletti e Claudia Adami, in calce a un appello alla giunta, affinché metta in atto contro Renna un «provvedimento esemplare». Cioè il licenziamento senza preavviso. Che è quanto chiedevano anche Civico e la Cogo nelle loro interrogazioni, con quest’ultima particolarmente indignata: «Perché avete tardato tanto nel sospenderlo, decidendo di farlo solo dopo prese di posizione pubbliche? E perché gli è stato conferito un altro incarico speciale da dirigente? Possibile che la giunta fosse l’unica a non sapere fatti che molti, in Provincia, già conoscevano? Tutto questo è inaccettabile». Dopo che Civico si era espresso non meno duramente: «Dobbiamo ristabilire la dignità dell’ente Provincia e negare qualsiasi spazio a chi abusa del proprio potere». A dar loro man forte Sara Ferrari, con una terza interrogazione dai toni analoghi. Con l’aggiunta di un ulteriore affondo: «Perché non è stata data ancora risposta alla richiesta di risarcimento di una delle vittime?». E va detto che più tardi, quando ha preso la parola per tutt’altre questioni, anche la leghista Franca Penasa si è voluta associare alle critiche avanzate dai tre colleghi del Pd. Come va detto che mai, ieri mattina, il nome di Renna è stato pronunciato in aula.

Puntigliosa la replica di Gilmozzi. Soprattutto nella ricostruzione cronologica dei fatti. Che è la seguente: il 12 ottobre del 2011 la Provincia ha formalmente sottoscritto la prima denuncia presentata da una dipendente contro Renna. Che una settimana dopo è stato spostato ad altro incarico (così come a un ufficio diverso è stata assegnata la vittima). Lo scorso 5 aprile, poi, quando la Procura ha esercitato l’azione penale, la giunta ha deliberato l’attivazione del procedimento disciplinare, poi sospeso in attesa dell’esito giudiziario della vicenda. Con la sentenza di condanna acquisita il 16 gennaio scorso, il procedimento è stato riattivato, aggiungendovi nuove contestazioni. E a quel punto Renna è stato sospeso dal servizio senza retribuzione, con il solo riconoscimento dell’indennità alimentare. Nessun ritardo o incertezza dunque, secondo l’assessore, che ha spiegato che il dirigente sarà presto nuovamente sentito. E ha garantito, Gilmozzi, che le sanzioni finali saranno proporzionali alla gravità dei fatti, «ma garantendo sempre all’interessato il diritto di difesa, come previsto dallo Statuto dei lavoratori». «Abbiamo fatto tutto quello che andava fatto per garantire la sicurezza del personale provinciale - ha concluso - senza mai sovrapporci all’azione della magistratura».

Tutto bene dunque? Per nulla, secondo i tre consiglieri del Pd. Indicando più volte il faldone con le mille e più firme di cui si è detto, Civico ha replicato che occorre dare un segnale di assoluto rigore a tutti i dipendenti della Provincia. E ha ribadito come sarebbe opportuno, per dare un segnale chiaro, che già nella seduta di domani (guarda caso in coincidenza con l’8 marzo) la giunta deliberasse per il licenziamento immediato. Fermissima anche la Cogo, nell’obiettare come invece l’inerzia ci sia stata, esattamente dal 16 al 22 gennaio, tra la sentenza e la sospensione, «finché a sbloccare la situazione è intervenuta la presa di posizione pubblica di più di un consigliere». Mentre la Ferrari ha invocato «la massima celerità». Domani è appunto l’8 marzo, Festa della donna. Stiamo a vedere.

©RIPRODUZIONE RISERVATA













Scuola & Ricerca

In primo piano