Sedie e tavolini dei bar in centro vince l’anarchia

Grande la varietà degli arredi, con buona pace del disciplinare comunale Ma niente in confronto con Roma, dove domina l’abusivismo più sfrenato



TRENTO. Non ce n’è uno uguale all’altro. Tavolini e sedie, tendoni e fioriere: in centro storico è praticamente impossibile trovare lo stesso modello di plateatico. Alla faccia del regolamento comunale introdotto dal Comune l’anno scorso, che invitava gli esercenti ad uniformarsi il più possibile. Alcuni si sono adeguati, eliminando le strutture permanenti che il disciplinare di Palazzo Thun ha bandito, altri non l’hanno fatto. E anche sull’abbinamento tra colori e materiali degli arredi esterni ci sarebbe molto da ridire.

La normativa ha cercato di mettere ordine in una situazione decisamente anarchica e lo ha fatto mediante un sistema premiale. Per chi si adegua, infatti, scatta una riduzione del 50% del canone di occupazione del suolo pubblico per 5 anni: se per un locale la spesa media si aggira sui 3 mila euro a stagione, significa quindi circa 7.500 euro di conto da pagare. Ma baristi e ristoratori avranno un lustro per adeguarsi, quindi non si può pretendere che in 14 mesi (la nuova normativa è entrata in vigore nel marzo del 2011) tutti si siano messi in riga. Diversi i punti sui quali si articola la disciplina: no a pedane e recinti, bandite le coperture a pagoda, le sedie e i tavolini in plastica, quelli troppo decorati. Bene legno, metallo e vimini; tovaglie e imbottiture con accostamenti cromatici; vietate le scritte pubblicitarie sugli ombrelloni.

La nostra ricognizione sul territorio mostra un quadro di grande varietà, che tuttavia non è sgradevole alla vista (se tutti i bar avessero “giardini esterni” identici sarebbe piuttosto monotono). Partiamo da piazza Cesare Battisti. Qui i due esercizi confinanti non si differenziano di molto: il Città ha tavolini rotondi e bianchi con gambe di metallo e sedie in elegante simil-battuto, il Marchiodi sedie e tavolini in metallo con sedute e schienali in tessuto sintetico. In via Malpaga, il Just Cafè sedie in plastica marroncine con fattura ispirata ai vimini e tavoli dello stesso colore, mentre il vicino Oriola esibisce poltroncine in vimini vero (o almeno così appare) e tavolini bianchi con motivi neri. Giriamo a sinistra, fino a largo Carducci: eccoci al Randrè, che ha sedie in battuto grigio scuro e tavoli quadrati dello stesso colore: semplice ma piacevole. L’antistante cremeria Milano ha una struttura rigida (piuttosto elegante ma che ne penserà l’assessore Condini?) con parziale barriera di vetro e copertura in plastica; le poltroncine sono marroni di vimini, i tavoli in stile granito; il pavimento in assi di legno. Cambiamo zona e puntiamo verso il Nettuno. Il Pasi ha addirittura due tipi diversi di sedie: marroni di vimini sotto i gazebo, di metallo grigio in piazza. Il caffè Italia punta sull’«all metal» (con cuscini marroni), il Portici sul ferro battuto, il Cafè 34 sulle poltroncine di vimini con tavolini metallici e il Tridente sul metallo chiaro stile inox. Questi ultimi hanno pure il tovagliato. Ma sulla piazza c’è anche il plateatico dello Scrigno del Duomo, con un abbinamento tra sedie metalliche e tavoli bianchi di legno. Tocca poi a via Verdi, da sempre la zona dove la densità di locali permette di avvertire la diversità negli arredi. Il Duomo da solo ha un doppio plateatico, con sedie e tavoli in metallo da una parte, sedie di plastica nera e metallo verde dall’altra. Anche Al ’77 c’è il metallo grigio scuro, mentre il Mozart ha sedie con scheletro metallico e assi di legno e tavolini simil-inox. Di fronte c’è il Line con sedie in metallo e tavoli ispirati al granito. Ha detto addio alla struttura stabile adeguandosi al dettato comunale il Golden Eagle di via Belenzani: qui tutto metallo grigio scuro come nel vicino Olimpia, mentre la Casa del cioccolato va sul ferro battuto più tavoli bianchi in finto marmo. Stile originale ed elegante per il Tj bar di via Orne, con tavoli alti e zona divanetti tutti in vimini scuro e cuscini bianchi. Inedita abbinata di verde tinta unita per le sedie e tavoli striati al Rexdi via Oss Mazzurana; più classico il Social e, con metallo marrone. In via Manci, all’Excelsior, metallo chiaro per sedie e tavoli e un grosso braccio di acciaio a sostenere il tendone. Struttura removibile in legno al caffè Specchi; look decisamente diverso al confinante Caffè Latte, che si affida al metallo.

Tanta varietà, degna di una fiera del settore, ma nessuna o quasi violazione di spazi come avviene a Roma, dove in piazza Navona sono stati contati 400 tavolini abusivi su 600.

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