Rovereto, ecco la rotatoria che non serviva

A Sant’Ilario il «fagiolone» ha rallentato il traffico invece di fluidificarlo. E per i mezzi pesanti è quasi insuperabile



ROVERETO. In via Craffonara era andata bene, sia pure per il rotto della cuffia. Il raggio della rotatoria era stato ridotto in corso d’opera e il risultato è che sia pure con qualche accortezza, anche i mezzi pesanti riescono a superarla. A Sant’Ilario pare proprio di no. La nuova rotatoria, una specie di otto estremamente allungato, ha ottenuto l’effetto del tutto indesiderato di rallentare lo scorrimento. E creare una nuova occasione di ingorgo sull’asse già tormentatissimo del tratto urbano della statale del Brennero. Il record martedì, quando verso le 18 la colonna di auto era arrivata ad allungarsi fino oltre la zona industriale di Volano. Ieri è andata un po’ meglio, ma solo un po’. Le segnalazioni di automobilisti esasperati arrivano a decine al giorno. Senza arrivare al «vox populi, vox dei» che vaneggino tutti è difficile.

La nuova rotatoria, guardandola da vicino, appare in effetti perlomeno ardita. Entrambi gli accessi (da Nord e da Sud) costringono ad una curva secca verso destra e poi ad una immediata controcurva a sinistra. Percorsa la parte dritta (larga come uno spartitraffico) si arriva all’altra pancia dell’otto e stessa cosa. In più a metà l’otto è tagliato: chi viene da sud può svoltare lì per invertire la marcia o per scendere in via Lagarina. Ovviamente per farlo ferma chi lo segue e «minaccia» chi proviene in senso opposto.

Ma il problema vero è la parte Nord della rotatoria: l’intero manufatto non è dritto rispetto alla strada, ma fuori asse. Quindi chi arriva da Nord deve sterzare secco a destra e poi chiudere molto a sinistra, ma stretto tra la recinzione dell’ex mangimificio e quella dell’albergo sull’altro lato di via Lagarina. E tutto questo in contropendenza, perché la strada è in discesa verso il fiume. In moto e in auto, rallentando molto, si fa. Autobus, camion con rimorchio ed autoarticolati penano una fatica bestiale. E se sbagliano l’ingresso della prima curva restano «incastrati» a metà. Ieri mattina alle 10 e 30 sono bastati 5 minuti di attesa per vedere cosa succede. Un autoarticolato spagnolo è rimasto a mezzo e sono stati gli operai del cantiere, sospesa l’attività, a levarlo d’impaccio mettendosi in tre a fare segnalazioni e dare suggerimenti. Anche chi indovina la traiettoria, la fa comunque a passo d’uomo. E su una strada così trafficata, basta e avanza per innescare una colonna. Che poi si alimenta da sè.

Altro problema: il semaforo. C’è ancora. E quel semaforo pedonale era l’unico intralcio alla viabilità a Sant’Ilario, perché lì si è realizzato il miracolo di costruire una rotatoria dove non c’era nessun incrocio. Se non serve ad eliminare il semaforo, non ha proprio nessun senso per la grande viabilità. Che consenta a chi esce dal Brione di girarsi e scendere verso l’autostrada (evitando di tagliare per via Magazol) può essere un pregio, per carità, ma non certo al costo di intasare ulteriormente la statale.

In definitiva pare quasi inevitabile che il «disegno» della rotatoria vada rivisto. Magari rubando una fetta all’ex caseificio o accorciandola, ma così non va proprio. (l.m)

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