il caso

Rimesse all’estero, la Finanza indaga

Nel 2014 sono 26 i milioni usciti dal Trentino. Frazionamento, le fiamme gialle hanno fatto 40 segnalazioni



TRENTO. Un fiume di denaro quello che dal Trentino parte per poi dividersi in centinaia di rivoli, tanti sono i Paesi stranieri a cui questi soldi arrivano. 26 milioni, questo il valore delle rimesse per il 2014. Denaro che serve per aiutare la famiglia che è rimasta a casa, per costruirsi un futuro ma che potrebbe aver anche altri fini.

Rimesse, un fiume di denaro «sospetto» Colombia, Santo Domingo e Pakistan gli Stati con i trasferimenti più alti, ma sono le comunità di immigrati meno numerose

Difficile tracciare interamente (specialmente all’estero) questi bonifici fatti per lo più attraverso i servizi di money transfer. Servizi che la guardia di finanza trentina tiene sotto stretto controllo. Con una serie di interventi pianificati nell’ambito dell’anti riciclaggio che hanno portato - nel corso dell’anno che sta per concludersi - ad una quarantina di segnalazioni per magagne legate al frazionamento. Sì perché la norma che regola questi trasferimenti di denaro prevede la possibilità di spedire altrove al massimo mille euro a testa alla settimana. Ma ci sono casi in cui questa regola viene aggirata.

E quindi il totale - mettiamo 3800 euro - viene suddiviso su tre persone che si presentano ognuna con una parte del denaro e la propria carta d’identità e fanno partire il bonifico. Come detto nel corso del 2015 sono state una quarantina le segnalazioni amministrative a carico dei money transfer per il mancato rispetto del frazionamento. Che si sono tradotte anche in denunce penali per chi si è prestato al giochetto. Contestazioni che riguardano per la maggior parte rimesse fatte verso i Paesi dell’Africa e dell’Est Europa. Mentre l’ingente valore delle rimesse colombiane (alla luce dell’esiguità della popolazione qui residente: oltre un milione e 700 mila euro per 450 residenti) fino a questo momento non ha dato adito a dubbi o perplessità. Fra le ipotesi per spiegare la discrepanza (ma senza fare di tutta l’erba un fascio) il fatto che parte di questo denaro possa essere frutto di lavori «sommersi» o illegali, o infine legati al mondo della prostituzione.

Sul divario fra l'entità delle rimesse e la consistenza numerica delle diverse comunità di migranti sul territorio provinciale prova a dare una risposta il Cinformi che ha curato il dossier. «Ci sono - spiega il centro - dei fattori oggettivi che possono concorrere a spiegare, almeno in parte, le differenze tra le nazionalità in termini di volume di rimesse. Innanzitutto la situazione economica dei diversi Paesi di origine: in Paesi dove le condizioni economiche e di sviluppo sono più arretrate o dove il contesto socio-politico ha provocato consistenti flussi in uscita della popolazione attiva, le rimesse hanno un'incidenza più rilevante. Incidono poi le molteplici caratteristiche dell'insediamento dei migranti sul territorio provinciale, come la composizione familiare (migranti stanziali con famigliari e figli o, invece, alcune comunità (vedi paesi dell'America centro-meridionale) che si caratterizzano maggiormente per una "storia" migratoria più breve e per flussi dove prevale la componente femminile senza famigliari al seguito, spesso inserita nel settore domestico e di cura e con figli rimasti in patria. In questi casi è più frequente l'invio di denaro ai famigliari rimasti in patria rispetto ai casi in cui la famiglia è unita nel paese meta del percorso migratorio.

Va inoltre sottolineato che alcuni flussi europei numericamente importanti in Trentino hanno carattere circolare (si pensi alla comunità romena, in primis) e quindi ci sono profili migratori "mobili" che vedono alternarsi periodi di lavoro in Italia e periodi trascorsi in patria».













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