Rimborsi ai consiglieri, indagine chiusa per Bezzi, Mellarini e Viola 

L’inchiesta della Finanza. I tre sono accusati dalla procura di falso e truffa per aver messo indebitamente  a nota spese alcuni viaggi da casa al palazzo di piazza Dante. Il totale del danno supera di poco i 13 mila euro



Trento. Chiuse le indagini sulla vicenda sui rimborsi chilometrici ottenuti indebitamente - secondo la procura - da tre consiglieri provinciali della scorsa legislatura. Avviso di chiusura indagini che è arrivato a Giacomo Bezzi, Tiziano Mellarini e Walter Viola mentre per altri tre colleghi la procura ha optato per l’archiviazione. Falso e truffa le accuse che vengono mosse a fronte di poco più di 13 mila euro che i tre avrebbero ricevuto come rimborsi chilometrici. Ma senza averne titolo. Accuse che i tre respingono con decisione. Ma partiamo dall’inchiesta per capire il quadro generale.

Le indagini della Finanza

I primi passi dell’inchiesta che è coordinata dal pm Russo e delegata alla Finanza, sono del novembre del 2018 con l’acquisizione di tutta la copiosa documentazione relativa ai rimborsi spese liquidati sia dal Consiglio provinciale che dal consiglio regionale ai consiglieri. Della passata legislatura. Trattandosi di un periodo di cinque anni, non si tratta di cifre irrisorie, anche considerando che i consiglieri hanno diritto a generosi rimborsi. Stando ai siti dei due consigli, il totale rimborsato per i soli consiglieri provinciali trentini, compresi i componenti della giunta provinciale e di quella regionale, ammonta a 1.113.425 euro negli anni tra il 2014 e il 2017. Rimborsi che sono previsti dalla legge e che coprono i viaggi tra l’abitazione in provincia del consigliere e i palazzi della politica nel capoluogo. In particolare il regolamento del Consiglio provinciale prevede che «per la partecipazione alle sedute, della conferenza dei presidenti dei gruppi consiliari, delle commissioni e sottocommissioni, dell’ufficio di presidenza e degli altri organi collegiali formalmente previsti e costituiti presso il Consiglio, ai consiglieri che non risiedono nel comune dove si svolge la seduta spetta il rimborso per le spese di viaggio dal luogo di residenza alla località ove avviene l’incontro».

Chilometri e tabulati

Ma in alcuni rimborsi, secondo l’analisi delle Fiamme Gialle, ci sarebbero delle irregolarità. Ossia i consiglieri avrebbero chiesto il rimborso pure avendo dormito a Trento o essendo partiti da un luogo diverso da quello di residenza. Una ricostruzione che le Fiamme gialle hanno attuato incrociando i dati dei rimborsi con quelli dei tabulati telefonici. Un lavoro certosino che ha portano nell’indagine sei nomi. Oltre a Viola, Bezzi e Mellarini, anche Rossi (che era allora presidente della Provincia), Detomas e Gilmozzi. Ma, come detto, queste tre posizioni sono state archiviate.

Il sequestro

Le indagini sono andate avanti e a marzo 2020 c’era stata la decisione del giudice che aveva disposto un sequestro preventivo in capo ai tre. Un sequestro commisurato ai rimborsi che apparivano irregolari. E quindi un sequestro da 1.507 euro per Tiziano Mellarini, Da 4.391 per Walter Viola e da 6.439 per Giacomo Bezzi.

La chiusura

Ora, come detto, siamo alla chiusura delle indagini e la palla dalla procura passa agli avvocati dei tre che hanno la possibilità di depositare le memorie difensive. Cosa che è già stata fatta per Bezzi e che verrà fatta presto per gli altri due.













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