Riforma Bcc, Tria dice no alla moratoria 

Il ministro frena sulla possibilità di bloccare i gruppi bancari e spinge per alcune modifiche



TRENTO. Si allontana l’ipotesi di una moratoria della riforma del credito cooperativo. Lo stesso ministro dell’Economia Giovanni Tria ha spiegato che sono possibili alcuni ritocchi, ma che la moratoria è complicata. Concedere una «moratoria generale» sulla riforma delle Bcc «significa abolire la riforma, significa azzerare una riforma a cui ha aderito la stragrande maggioranza» del settore. Tria lo ha detto su sollecitazione della Commissione Finanze del Senato. Il governo «è pronto ad affrontare alcuni ritocchi necessari», ma una moratoria dell'intero pacchetto è «perlomeno complicata, va considerata con molto senso di responsabilità», anche perché la richiesta, ha aggiunto, «non mi sembra provenga dalla maggioranza del credito cooperativo».

La riforma, ha ricordato Tria, è arrivata dopo «una ampia discussione con la grande maggioranza del mondo cooperativo» e «anche adesso la maggior parte di questo mondo dichiara che vuole andare avanti. Anche qui, io pongo un problema generale che è quello della certezza del diritto». È vero che «le riforme vengono fatte dai governi, derivano da una scelta e hanno una impronta politica» ma «nonostante ci sia da migliorare sempre se ogni governo che si alterna chiude le riforme precedenti e ne riapre delle altre credo che la certezza del diritto venga messa a dura prova». Nonostante ciò «è chiaro che il governo sta considerando con molta attenzione le istanze del mondo cooperativo» e «penso che possa essere favorevole a correggere alcune misure come la determinazione dei requisiti professionali per le piccole banche» o «alzare la quota minima. Il governo è pronto ad affrontare i ritocchi necessari». E anche «se c'è un problema delle Bcc di studiare meglio i patti di coesione prima di firmarli».













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