Reddito di garanzia per 30 milioni

In venti mesi sono state beneficiate da Provincia e Comuni 6.248 famiglie


Luca Marognoli


TRENTO. Supera i 30 milioni di euro la somma destinata dalla pubblica amministrazione a titolo di reddito di garanzia dall'ottobre del 2009, quando il beneficio è stato introdotto, al 30 giugno scorso. La Provincia ha erogato (al lordo delle revoche) 28 milioni e 289 mila euro, distribuiti a 6.248 famiglie. Altri 2.260.000 euro sono stati sborsati dai Comuni di Trento e Rovereto e dagli ex Comprensori. «Le domande sono state 18.007, una media di 857 al mese, ma va considerato che ogni persona può presentarne più di una», spiega Gilberto Barbieri, responsabile Icef di Clesius, la società che gestisce il sistema informativo del programma per conto della Provincia.

Quelle risultate idonee sono state 16.478, in media 785 al mese. Il reddito di garanzia è un contributo mensile erogato per la durata di 4 mesi: nell'arco di due anni è possibile compiere solo tre rinnovi, a meno di non fare parte di particolari categorie protette. Dalle 6.248 famiglie beneficiarie in sede di prima domanda, si è scesi a 4.670 per la seconda, a 3.036 per la terza e a 1.906 per la quarta. L'81% ha presentato il primo rinnovo, il 58% il secondo, il 42% il terzo e il 22% il quarto.

«L'indice di rotazione - spiega Barbieri - dimostra che il reddito di garanzia, che deve essere una misura transitoria, sta dando risultati interessanti proprio perché copre il momento acuto di crisi e poi la famiglia riesce a trovare lavoro. Lo scopo è di fare da materasso». Ma come funziona questo meccanismo di integrazione del reddito? L'obiettivo è portare la famiglia bisognosa sopra la soglia di povertà stabilita dalla Provincia, versando la parte che manca al raggiungimento di questo limite. Nel caso di un nucleo di un componente la soglia è di 6.500 euro netti l'anno (al netto di imposte, spese mediche e spese obbligatorie), se i membri sono tre è di 13.260.

Quanto ai requisiti, è necessario avere un indice Icef inferiore a 0,13, la residenza da 3 anni in provincia di Trento ed essere soggetti in condizioni lavorative. Le persone più anziane (e i bambini) sono invece seguiti dai servizi sociali. Il reddito di garanzia è una specificità trentina. «A livello nazionale è stato fatto un breve tentativo in Campania nel 2002-2003, usando l'Isee», continua Barbieri. «Ci fu un'iniziativa in Friuli con Illy, che finì con il cambio di governatore. Non c'è quindi da nessun'altra parte, in Italia, un intervento organico di questo tipo, che il Trentino ha mutuato dal Nord Europa».

Nel sistema di calcolo, a partire dal luglio 2010 è stata introdotta una modifica importante, aggiungendo all'Icef un indicatore dei consumi. «Il cittadino ha ora la facoltà di accettare una cifra più bassa o andare ai servizi sociali e dimostrare che i consumi assegnatigli in base ai dati non rispecchiano la sua situazione economica», precisa l'esperto. «Si è trattato di un'innovazione importante perché ha posto un freno al lavoro nero e all'evasione. Da allora in poi la spesa si è stabilizzata molto: il nuovo criterio ha reso lo strumento più equo».

Per misurare i consumi si utilizzano indicatori oggettivi, come il numero di auto possedute, l'ampiezza dell'abitazione, l'entità di affitto e mutuo. Questi vengono poi "bilanciati" da dati statistici sulla popolazione trentina depurati dal capitolo sui beni voluttuari. Nel tempo è mutato anche l'andamento della presentazione delle domande: nei primi due mesi - a crisi appena deflagrata - sono state 2.300, mentre attualmente si assestano sulle 150 di media ogni mese (soggetti nuovi).

I beneficiari sono soprattutto famiglie con figli. Sul totale delle domande, infatti, 11.878 riguardano nuclei con almeno un minorenne, 2.274 con almeno un componente over 65 e 844 con almeno un over 75. Ci sono poi le domande presentate dai servizi sociali del Comune di Trento, di quello di Rovereto e degli ex Comprensori. Dall'ottobre 2009 a fine giugno 2011 sono state 1.432, delle quali 1.365 idonee, per un totale di spesa di 2.260.000 euro. «Solo per gli accessi che prevedono una valutazione non tecnica ma sociale si passa attraverso i comuni e le comunità di valle», spiega Paolo Frenez, dirigente del servizio attività sociali del Comune di Trento. Nei 12 mesi del 2010 le domande sono state 199 e hanno avuto accesso al beneficio 174. Erogati 225 mila euro.













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