«Questo viaggio ci rimarrà sempre dentro»

I ragazzi tornati da Auschwitz: ci siamo sentiti impotenti, difficile capire una tragedia simile


di Maddalena Di Tolla


TRENTO. Se non comprendere il come e il perché dell'abisso, almeno è necessario e possibile sapere che esso è stato, osservarne la formazione dei confini e le strutture che lo rendono ancora possibile, parafrasando la testimonianza di Primo Levi dal campo di sterminio, leggibile nei suoi libri rendendola parola attuale, non solo nobile retorica. Ieri la Giornata della memoria è stata onorata in anticipo, con questa riflessione sullo sfondo, in due appuntamenti segnati dalla presenza e dalla viva voce dei ragazzi, occhi puntati sul futuro quanto sul passato. Soprattutto l'appuntamento pomeridiano a Palazzo Geremia, a Trento, con la folta partecipazione di molti cittadini, ha reso vivido il senso - nei giovani - di orrore per lo sterminio degli ebrei, degli omosessuali, dei sinti e dei rom e degli oppositori politici, per le dimensioni del male, rese corporee dalla vista del Campo di concentramento nazista, che ogni anno il Treno della Memoria propone a centinaia di ragazzi del Trentino e dell'Alto Adige.

Quest'anno il viaggio a Auschwitz - Birkenau ha coinvolto circa 700 ragazzi, anche dalla provincia di Forlì – Cesena. «Ci siamo sentiti impotenti, smarriti … ci siamo chiesti come fare a “fare memoria” se non riusciamo ad afferrare, a comprendere quello che fu» ha sussurrato, talmente commossa da far ballare il foglio dal quale leggeva la sua riflessione, tra le sue giovani mani, una studentessa delle superiori rientrata questa notte con il Treno, che ha preso la parola insieme ad altri, dopo gli interventi istituzionali di rito. C'erano il sindaco di Trento, il Vescovo trentino, la direttrice del museo della Memoria di Assisi e il direttore della Fondazione Museo Storico del Trentino. «Noi da quel treno non vogliamo scendere» ha infine sancito la ragazza, commossa ma decisa. Sono parole nobili ma gli adulti sanno che poi, prima o poi, c'è per tutti una fermata, alla quale da quel treno di coscienza vivida si scende, ed è la vita, dove riversare la restituzione in azione dell'indignazione provata allorché si scopre la storia. Ma proprio perché nella quotidianità la memoria diventi impegno per continuare a cambiare sé e il mondo, come hanno proclamato vari esponenti del gruppo di ragazzi che hanno preso parte al viaggio del Treno, ed erano presenti a Palazzo Geremia, servono momenti di ricostruzione storica che illuminino storie personali inserendole nel contesto più ampio della Storia, affinché questa giornata di Memoria «non diventi un frullatore, che schiaccia le vicende personali» come ha ammonito il direttore Giuseppe Ferrandi. Questa volta si è deciso di raccontare la storia potente di Monsignor Giuseppe Placido Nicolini, Vescovo di Assisi durante la guerra, che era originario di Villazzano, e che aprì la sua città vescovile alla salvezza, nascondendo trecento ebrei e fuggiaschi vari, tramite un' accorta e rischiosa organizzazione clandestina. Assisi ha così avuto il riconoscimento di ben cinque “Giusti tra le Nazioni” dallo Yad Vashem, fra i quali appunto il Vescovo e i suoi più stretti aiutanti di quella “operazione di vita”, come Don Aldo Brunacci e i tipografi che producevano finti e salvifici documenti d'identità.

Insomma, la memoria ci ricorda che reagire è sempre possibile. La scelta è di ciascuno di noi. Lo hanno sentito dire anche circa trecento studenti dell'Istituto Agrario di San Michele, che in mattinata avevano invece avuto una lezione di Storia da due protagonisti di eccezione: gli ex partigiani Renato Ballardini e Rodolfo Bragagna. Questo incontro è stato organizzato dal gruppo dei rappresentanti degli studenti insieme all'Anpi del Trentino. Era quindi presente anche Sandro Schmidt, il presidente dell'associazione partigiana. Alla fine del racconto denso di quei giorni dolorosi, un ragazzo ha chiesto dalla sala «Ritenete che i vostri ideali siano stati traditi o snaturati, dopo?» In realtà, nessuno dei due testimoni ha voluto rispondere davvero, e in qualche modo è stato passato il testimone ai giovani: adesso la responsabilità di dare senso alle cose è loro.

«Questo viaggio sarà sempre dentro di me» resta in fondo la frase forse più importante, di un ragazzo sceso stanotte dal Trento della Memoria, o della Condivisione, come l'hanno ribattezzato i ragazzi.

©RIPRODUZIONE RISERVATA













Scuola & Ricerca

In primo piano