sanità

Punti nascita, i primari «stoppano» Rossi e Zeni

Lettera dei medici trentini e altoatesini: «Nelle valli una protesta assurda» Galligioni va all’attacco: «Non ha senso partorire sotto casa. Conta la sicurezza»


di Valeria Frangipane


BOLZANO. La politica non ha alcuna intenzione di chiudere gli ospedali con i punti nascita sotto i 500 parti l'anno (considerati insicuri secondo gli standard mondiali) e di perdere voti. Il tutto mentre la popolazione della periferia continua a protestare ed a pretendere a gran voce di partorire “sottocasa”. Così i primari di Trento e Bolzano di Pediatria, Anestesia, Ginecologia e Neonatologia si muovono con una lettera comune alle due Azienda sanitarie per spiegare i rischi che corre la popolazione.

Da una parte Enzo Galligioni - presidente dei primari trentini Anpo - dice a chiare lettere che «ogni protesta della popolazione delle valli in questo senso è sbagliata», dall’altra Hubert Messner spiega che la lettera comune «badate bene non firmata da tutti gli interessati, spiega nel dettaglio il nostro punto di vista sul percorso nascita.

Si tratta di una valutazione oggettiva e tecnica della situazione a tutt’oggi rapportata agli standard richiesti dalla normativa attuale. La popolazione merita il massimo dell’assistenza in termini di qualità e sicurezza».

Avete fornito un assist al direttore generale dell’Asl Thomas Schael perchè possa scuotere la politica e chiudere i punti nascita? «Nessun assist e nessuna richiesta. La nostra è un’analisi tecnica precisa e puntuale. Ma non siamo certo noi che dobbiamo trarre le conclusioni». Galligioni è diretto: «La popolazione dovrebbe capire che non è importante partorire o avere il punto nascita vicino a casa quanto avere tutta la sicurezza necessaria ma c’è chi, purtroppo, non l’ha capito o finge di non capire. La popolazione dovrebbe capire che dovrebbe invece battersi per avere nelle valli un’urgenza - emergenza che funzioni 24 ore su 24, una medicina territoriale ed ospedaliera integrata, una chirurgia ed una traumatologia a pieno regime. Questo sì che serve». I medici parlano, ma sembrano farlo nel vuoto.

A Bolzano - intanto - la giunta ha appena fatto sapere - nel dettaglio - che «saranno banditi concorsi per 35 posti a tempo pieno (ginecologi, anestesisti, pediatri e ostetriche) per andare incontro agli standard stabiliti da Roma e garantire quindi che i punti nascita possano continuare ad assicurare il servizio in tutti gli ospedali». Tra gli addetti ai lavori c’è molto scetticismo sul fatto che si riesca a reperire effettivamente un numero così alto di specialisti e tecnici disposti ad andare a lavorare in periferia.

Messner non vuole entrare nella questione. «Se il ministero ci concede la deroga per tenere aperti i punti nascita anche sotto i 500 parti all’anno e se Asl ed assessorato garantiscono con queste 35 assunzioni il rispetto degli standard internazionali ... a me non può che andare bene». Ma ci sono parecchi “ma” ai quali dare risposte concrete.

Un tema politico molto caldo quello dei punti nascita. La giunta trentina, ieri l’altro, ha tentato di uscire in qualche modo dall'impasse con l'arma dei concorsi per l'assunzione dei professionisti che permettano di far funzionare i punti nascita che rischiano la chiusura perché non possono garantire i riposi imposti dall'Europa. Lo ha fatto indicendo in fretta e furia i bandi per i quattro ospedali periferici di Arco, Cles, Tione e Cavalese per assumere medici delle discipline pediatria-neonatologia, ginecologia-ostetricia e anestesia-rianimazione.













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