«Punti nascita, chiederemo più tempo»

Rossi e l’incontro con il ministro Lorenzin: «Non vogliamo deroghe, ma tenere conto del trend di parti negli anni»


di Chiara Bert


TRENTO. «Al ministro non andremo a chiedere deroghe, ma modi più flessibili di applicare le regole». Così il presidente della Provincia Ugo Rossi, che giovedì prossimo, insieme al collega altoatesino Arno Kompatscher, sarà a Roma per incontrare il ministro della salute Beatrice Lorenzin sul tema spinoso dei punti nascita. Parlando mercoledì scorso a proposito del drammatico caso di Ragusa, dove una neonata è morta nel trasferimento a Catania alla ricerca di un posto in terapia intensiva, il ministro ha ribadito in modo perentorio, durante una trasmissione televisiva: «È pericoloso partorire in strutture piccole e non voglio più sentire amministratori che mi chiedono deroghe per evitarne la chiusura». A più d’uno è sembrato un messaggio chiaro anche alle Province di Trento e Bolzano, alle prese con due difficili riforme della sanità che affrontano il futuro dei punti nascita dove si realizzano meno di 500 parti all’anno, la soglia minima stabilita dall’accordo Stato-Regioni per le realtà di montagna (negli altri casi lo standard è di 1000 parti all’anno). Una condizione che in Trentino riguarda quattro ospedali: Tione (178 parti nel 2013, 137 nel 2014), Cavalese (263 parti nel 2013, 258 nel 2014), Arco (481 nel 2013, 383 nel 2014) e Cles (482 nel 2013, 430 nel 2014).

A Bolzano la riforma dell’assessora Martha Stocker ha già incassato il decisivo via libera della Svp e prevede che, se il ministero non cambierà i parametri, i punti nascita di Silandro, Vipiteno e San Candido chiudano il 1° gennaio 2016.

A Trento la discussione è ferma a uno stadio precedente, appesa allo scontro in giunta tra due linee: quella dell’assessora Donata Borgonovo Re (Pd), pronta a rispettare i parametri nazionali rinunciando ai punti nascita periferici per ragioni di sicurezza, e quella dell’Upt che - con gli assessori Mauro Gilmozzi e Tiziano Mellarini - non ne vuole sapere di chiudere le sale parto delle valli e difende il modello trentino per i buoni risultati fin qui ottenuti.

A proposito della prossima trasferta romana dei governatori dal ministro, Borgonovo Re ha commentato tranchant: «Dopo le ultime dichiarazioni della ministra l'incontro non ha significato, visto che è assolutamente chiara la linea indicata».

Ma il presidente Rossi tiene il punto: «Abbiamo tutti gli elementi per prendere le nostre decisioni», assicura, «a Roma andremo per sottoporre al ministro dei quesiti che non riguardano deroghe ma le modalità di applicazione delle regole. Se le applicassimo in maniera pedissequa, oggi resterebbero aperti solo i punti nascita di Trento e Rovereto. Noi chiederemo che si tenga conto di un conteggio su più anni». Flessibilità dunque, che potrebbe segnare il discrimine tra la chiusura e la salvezza di un punto nascita come quello di Cles, di poco sotto lo standard.

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