Povertà, è record di richieste aiuto

La Caritas ha distribuito in un anno il 30% in più di «pacchi viveri»


Alessandro Maranesi


TRENTO. Pacchi viveri della Caritas: in un anno le richieste sono aumentati del 30%. In 36 mesi, invece, le persone ospitate nelle strutture di Comunità solidale sono cresciute del 18%. Fra questi i trentini rappresentano una percentuale importante: quasi un terzo quando si tratta di pasta e beni per sfamarsi. E il 25% di chi chiede un alloggio è rappresentato spesso da "nuovi poveri".

E' un quadro complesso quello che emerge dal rapporto che ieri Caritas e Fondazione comunità solidale hanno presentato, in un contesto in cui la crisi economica colpisce chi un tempo era speso riuscito ad inserirsi nel tessuto economico del territorio. «Il fatto è che dietro alsempre più richiesto accesso alle nostre strutture ci sono realtà disparate.

Su tutti i nuovi tipi di vulnerabilità: dipendenze, disagi come quelle dei padri separati. E certo la crisi economica che attanaglia ancora tanti e le politiche pubbliche di inserimento che richiedono soglie sempre più alte provocano una "stanzialità" del problema» spiega Cristian Gatti, direttore della Fondazione comunità solidale che gestisce, tra gli altri, la casa di accoglienza Bonomelli di Trento e la struttura "Sos emergenza freddo Rovereto". Strutture dove un tempo si rimaneva pochi giorni mentreora invece la tendenza è a rimanerci il più posibile.

Cronicizzando il problema: «In un anno i giorni di presenza nei nostri centri sono quasi raddoppiati» chiarisce il direttore. Il quale afferma che chi chiede aiuto si trova di solito di colpo su una strada, dopo aver avuto una vita normale. Spesso è uno straniero, nel 75% dei casi e per questo non ha ancora accesso ai sussidi pubblici. Poi c'è il Credito solidale che nello scorso anno ha erogato 66.424 euro. Sarebbero dovuti servire a tamponare situazioni di emergenza temporanea ma finiscono col coprire spese della vita quotidiana, persino le tasse universitarie o gli affitti Itea.

«C'è un problema legato alle soglie Icef, le quali escludono sempre qualcuno che alla prova dei fatti non ha i mezzi per affrontare con serenità la giornata» spiegano dalla Caritas. «Pensiamo invece che il percorso giusto sia quello che porta alla responsabilizzazione, senza assistenzialismi». Questo è l'esperimento compiuto del resto dalla Caritas con la distribuzione dei vestiti attraverso i negozi Altr'uso: non più donati, ma ceduti a pochi euro. Tutto questo in un contesto in cui la popolazione riesce ad essere ancora solidale: «Col progetto Emergenza freddo abbiamo riscontrato una grande collaborazione tra privati, istituzioni e volontari»Che combattono contro la nuova povertà strisciante la quale non produce più, per dirla con gli asettici termini dei rapporti, «senza casa convenzionali ma italiani poveri che soffrono la cronicità dell'esclusione».

© RIPRODUZIONE RISERVATA













Scuola & Ricerca

In primo piano