Ospedali, fuoco amico sulla giunta Rossi

De Godenz: «Soluzione di emergenza, non può durare». Borgonovo Re-Zeni, è scontro frontale sui punti nascita



TRENTO. Non è bastata la riunione di maggioranza, ieri ad ora di pranzo, per serrare le fila sul tema caldo della sanità. Tre soli assenze, non casuali ha subito fatto notare più d’uno - Donata Borgonovo Re (Pd), Manuela Bottamedi e Walter Kaswalder (Patt) - il presidente Ugo Rossi ha richiamato tutti ad avere un profilo istituzionale «perché in gioco c’è la fiducia nel sistema sanitario trentino». Ma in aula, nel question time del pomeriggio, l’assessore Luca Zeni e la giunta hanno subito un’ora abbondante di fuoco amico della maggioranza sulla riorganizzazione degli ospedali di valle, ma anche sulla chiusura dell’indirizzo tecnico-economico all’Istituto Marie Curie di Pergine.

Sul piede di guerra il consigliere fiemmese Pietro De Godenz (Upt), che ha ribadito tutte le sue perplessità: «La riorganizzazione può essere accettata solo come risposta temporanea di emergenza, non certo come soluzione». Zeni ha risposto che l’entrata in vigore della norma sul riposo dei medici «ha fatto mancare di colpo oltre 80 turni, 40 coperti da medici gettonisti e altrettanti da personale dell’Azienda sanitaria». Una situazione che aveva due possibili soluzioni: la chiusura totale dei punti nascita, o il riassetto deciso da giunta e Azienda che - ha rivendicato l’assessore - «garantisce i servizi ai cittadini e l’attività programmata, in attesa di un chiarimento a livello nazionale, al tavolo di contrattazione con i sindacati dei medici, che renderebbe più facile la gestione di questa fase».

Sul futuro degli ospedali di valle, Zeni ha ribadito che «il riordino è in corso e si è proceduto con la definizione dei mandati con l’attribuzione delle diverse specialità alle periferie». Per quanto riguarda l’ortopedia, durante la stagione invernale in tutti gli ospedali pubblici sarà garantita l’attività chirurgica programmata e d’urgenza in orario diurno. All’ospedale di Cavalese interessato in particolare dalla stagione turistica, sarà garantita dalle 8 alle 20 e ci si sta attrezzando anche per la copertura della giornata di sabato, come avveniva prima della rimodulazione».

È sui punti nascita che la maggioranza ha evidenziato ancora una volta le proprie crepe. L’ex assessora Donata Borgonovo Re ha duramente criticato la soluzione adottata con la chiusura nelle ore notturne delle sale parto nelle valli: «Ci sono due modi per chiudere, uno trasparente e condiviso con la popolazione, che offra qualche contropartita, l'altro con lo strangolamento progressivo finalizzato a togliere competenze e strumenti, come ha ricordato un primario da poco in pensione». «Aspettarsi una deroga larga dal ministero - ha aggiunto - è alimentare false speranze». Dura la replica dell’assessore: «La Provincia ha scelto a febbraio - ha rimarcato, a evidenziare che al tempo assessore era Borgonovo - di mantenere i punti nascita nelle valli ed è stata chiesta al ministero la deroga al limite dei 500 parti. Spetta allo Stato fissare gli standard di sicurezza, non alla politica trentina». La nuova organizzazione dovuta alle regole sui riposi può creare qualche disagio agli operatori ma non è in discussione la sicurezza delle donne». «Si può non condividere la scelta - la stoccata finale - ma il senso di responsabilità dovrebbe consigliare di non alimentare paure per motivi politici». (ch.be.)

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