Nei guai un'impiegata del Tribunale L'accusa: si è tenuta i soldi dei bolli

Coinvolta la procura che ha avviato l'indagine nei confronti di una dipendente della cancelleria. La donna è accusata di essersi appropriata di 117.18 euro in marche e contanti da chi chiedeva i certificati



TRENTO. L'accusa è pesante ed è quella di peculato anche se la cifra è poco più che irrisoria (117 euro) ma ciò che rende particolare questa vicenda giudiziaria, è che si svolge interamente a palazzo di giustizia. Coinvolta la procura che ha avviato l'indagine nei confronti di una dipendente della cancelleria. In particolare la donna è accusata di essersi appropiata di 117.18 euro in marche e contanti da chi chiedeva i certificati. Si parla dei certificati del casellario giudiziale, di quelli penali e di quelli dei carichi pendenti.
«Per la procura si è trattato di un'iniziativa dovuta - spiega il procuratore capo Stefano Dragona - alla luce della presentazione, da parte di una cittadina extracomunitaria, di una segnalazione su una presunta irregolarità perché lei, ha spiegato, avrebbe consegnato all'ufficio dei soldi in più. Partendo dal presupposto che c'è il divieto per la cancelleria di maneggiare denaro, abbiamo iniziato alcuni accertamenti». Accertamenti che per la procura, avrebbero confermato i dubbi iniziali. «A questo punto - prosegue Dragone - l'esercizio penale era un atto doveroso. Vorrei però sottolineare che nei confronti dell'impiegata non c'è stato alcun tipo di accanimento visto che non è stata neppure trasferita in un altro ufficio. A questo punto non mi resta altro da dire se non che la giustizia segue il suo corso».
Questa l'accusa, mentre la difesa - la donna si è affidata all'avvocato Tasin - sostiene che l'impiegata non ha fatto assolutamente nulla. «Noi - spiega il legale - abbiamo subito offerto la massima collaborazione alla procura ma non siamo stati seguiti nemmeno sulla richiesta di trasferimento». Per quanto riguarda i singoli casi che vengono addebitati all'impiegata, la difesa sostiene che in alcune occasioni la donna non sarebbe neppure stata presente in ufficio. Un'assenza che sarebbe anche confermata da certificati di malattia. Le dodici persone che sono alla base dell'atto di accusa della procura sostengono di aver versato somme superiori a quelle dovute. In pratica arrivavano all'ufficio senza marca da bollo, questa sarebbe stata fornita dall'ufficio stesso ma alla fine il pagamento sarebbe stato superiore all'importo dovuto. «C'è un accanimento contro la mia cliente» - conclude Tasin.













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