Negozi sempre aperti anche in Trentino

La manovra bis rischia di spazzare via la legge Olivi. L'assessore: «Un grave errore»


Chiara Bert


TRENTO. Negozi aperti anche 24 ore su 24, anche la domenica e volendo pure a Natale. È una liberalizzazione totale quella che il governo ha inserito nella manovra bis. Una novità che tocca anche il Trentino e rischia di spazzare via la legge sul commercio approvata solo un anno fa dopo un lungo iter. «Un errore togliere ai territori la possibilità di decidere», sbotta l'assessore Olivi. La novità è contenuta nel decreto che da lunedì sarà all'esame del Senato. Già nella prima manovra finanziaria, a luglio, il governo aveva inserito una norma che «in via sperimentale» consentiva la liberalizzazione delle aperture di negozi e pubblici esercizi nei Comuni turistici e nelle città d'arte, sulla base di elenchi predisposti dalle Regioni. Nella manovra bis la liberalizzazione viene estesa a tutto il Paese, senza più limiti: ogni negozio potrà decidere quanto tenere aperto, senza limiti di orario o di chiusura domenicale o festiva. «Produrrà un'accelerazione dei consumi e favorirà il turismo internazionale», ha spiegato il ministro del turismo Michela Brambilla. Diversamente da molte altre disposizioni contenute nella manovra che in Trentino non si applicano in virtù dell'autonomia speciale - dall'accorpamento dei Comuni al taglio dei consiglieri regionali - la nuova norma rischia in questo caso di riguardarci da vicino, perché fondata sul principio di libera concorrenza di matrice europea. Lo conferma l'assessore provinciale Alessandro Olivi, padre della riforma del commercio approvata nel luglio 2010 dopo un percorso difficoltoso: una legge che ha suddiviso i Comuni in turistici (una settantina, con possibilità di apertura festiva 12 mesi all'anno), ad alta e media densità commerciale (aperture rispettivamente per un massimo di 9 mesi e 7 mesi l'anno). «Noi abbiamo costruito una normativa che tiene conto della necessità di un maggiore livello di aperture nelle zone turistiche - spiega Olivi - un modello differenziato che affida ai Comuni una maggiore autonomia».«Se la manovra fosse approvata così com'è, la nostra legge è a rischio - prosegue l'assessore - perché il governo, per superare le discipline locali, invoca il principio di libera concorrenza di matrice europea, dunque si appella ad una fonte normativa di rango superiore in un settore dove, tra l'altro, la nostra competenza provinciale è secondaria». La riforma provinciale corre dunque seri pericoli di essere spazzata via: «Aspettiamo di vedere il testo finale che uscirà dal parlamento - mette le mani avanti l'assessore - ma sono preoccupato. È un errore togliere ai territori, Regioni o Province, la possibilità di calare il modello della libera concorrenza nel contesto locale, adeguandolo alle esigenze specifiche. Personalmente ritengo che la nostra legge sia rispettosa della libera concorrenza e si possa provare a difenderla anche di fronte ad una norma dello Stato. Più saggiamente credo sia opportuna un'iniziativa concertata con le altre Regioni che salvi il principio ma lasci margini di autonomia ai territori».

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