Meno cacciatori, più capi da abbattere 

Dal 2004 doppiette scese di 1.500 unità. Ravelli: «Calo fisiologico e per i ricorsi al Tar». Primo giorno condizionato dal meteo


di Luca Marognoli


TRENTO. Calano i cacciatori ma aumentano i capi da abbattere. È un’altra stagione venatoria all’insegna della contrazione del numero dei permessi rilasciati quella iniziata ieri, licenze che dal 2004 sono calate di quasi 1.500 unità, passando dalle 7.801 del 2004 alle 6.312 del 2018. Seppure di lieve entità (43 in meno), la tendenza al calo dei cacciatori è stata confermata. «Un calo ormai fisiologico», spiega Stefano Ravelli, presidente dell’Associazione cacciatori trentini. «Qui da noi, inoltre, ha inciso la fiscalità sui rinnovi dei porti d’arma, con la nota problematica dei ricorsi al Tar...».

Un dato, quello dell’ammontare delle doppiette, slegato dalle assegnazioni degli animali da abbattere, che dipendono dalla stima della consistenza e da valutazioni tecniche degli esperti faunistici. I caprioli assegnati infatti salgono in maniera significativa: dai 5.513 capi del 2017 ai 6.836 del 2018. Oltre 300 animali in più da prelevare da una popolazione totale stimata in 35.670 esemplari (in primavera, prima dei parti). Il criterio - spiegano all’Associazione cacciatori - è quello del “risparmio, soprattutto sulla componente di femmine e piccoli assegnati” e del “riassestamento su densità inferiori” (per la riduzione dell’habitat, la competizione con il cervo ed altro).

In aumento anche le assegnazioni di cervi, che ammontano in totale a 10.520 esemplari. Dai 2.519 del 2017 si passa ai 2.727 del 2018. I motivi di questa scelta? La “distribuzione ormai completa in tutto il territorio provinciale delle fonti di colonizzazione storiche (Parco dello Stelvio, Demanio Paneveggio)” e alcune problematiche come i “danni agricoli e al rinnovo forestale, gli investimenti e il condizionamento dell’habitat del gallo cedrone”.

Infine i camosci, stimati in 27.980 esemplari tra l’autunno scorso e questa estate. L’incremento qui è di circa 200 unità, con un passaggio da 3.212 a 3.404. A causa della diffusione della rogna sarcoptica nel Trentino Orientale, si applica la “strategia di intervento e di gestione” approvata dal Comitato faunistico provinciale.

Dell’avvio di stagione di ieri si può dire che è stato simile a quello del 2017, che fu caratterizzato da condizioni climatiche ugualmente avverse. «La mattinata piovosa e nebbiosa ha inciso sicuramente», dice Ravelli. «Comunque un certo prelievo c’è stato lo stesso: in linea con l’anno scorso». È stata «una giornata tranquilla, senza problemi: quello è l’importante», aggiunge il presidente. «Il prelievo non conta così tanto: c’è tutta la stagione davanti e non bisogna avere fretta. Molti capi infatti sono assegnati nominativamente».

Come consuetudine, i cacciatori partono in piena notte: «Dalle 2 alle 4, a seconda della lunghezza del percorso da compiere. Come è andata la mia giornata? Sono partito alle 3 mezza da Monclassico e dopo venti minuti d’auto, ho fatto un’oretta a piedi. A me piace muovermi, faccio una caccia da cerca e vado in alta quota. Quest’anno non avevo un capriolo assegnato, la mia squadra un cervo». Ravelli era con due amici: «Uno di loro ha preso un capriolo, io sono stato a guardare i camosci. Eravamo nella zona di Campo Carlo Magno, sul Brenta, in Val Gelada. Il ritorno a casa verso le 21. È stata una bella giornata: abbiamo preso parecchia acqua ma ci diverte anche senza sparare».













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