In 2000 in corteo per dire «no» ai tagli alla scuola

I sindacati chiedono di agire sugli sprechi e non sul personale Ma Pacher e Dalmaso vanno avanti: «Mancano 4 milioni»


di Giulia Merlo


TRENTO. Sono in più di duemila, con le bandiere di tutte e tre le sigle sindacali e i fischietti che hanno scandito i cori rivolti al presidente della Provincia Alberto Pacher e all’assessore all’Istruzione Marta Dalmaso. La mobilitazione ieri mattina è stata massiccia e ha visto camminare fianco a fianco maestre d’asilo e personale Ata composto da bidelle, tecnici e personale di segreteria scolastica, tutti uniti contro il taglio di quattro milioni di euro previsto per l’anno scolastico 2013/2014, che cadrà come una scure sulla loro categoria. La Provincia però mantiene la linea dura, ferma sulla posizione assunta di una necessaria riduzione della spesa, lasciando aperta la possibilità solo di riprendere il tavolo di dialogo.

Il corteo, dopo le riunioni sindacali tenutesi al cinema Roma e al Vittoria, si è fermato sotto l’ingresso principale del palazzo della Provincia in piazza Dante.

Facendosi portavoce delle rivendicazioni della piazza, Pietro di Fiore della Uil Scuola ha spiegato che «il taglio previsto dalla Provincia ridurrà di centotrenta unità i posti di lavoro, tra personale Ata e maestre delle scuole materne. Già ora queste lavoratrici stanno facendo gli straordinari e sono costantemente sotto organico, questa mazzata le metterà in ginocchio».

I sindacati sono stati compatti anche nell’abbandonare il tavolo delle trattative, quando si è reso evidente come non ci fosse margine per ridiscutere il taglio. «Noi volevamo il confronto su un progetto di riqualificazione del settore – ha aggiunto Stefania Galli della Cisl Scuola – ma non esiste niente del genere, sono bravi a fare i conti ma non capiscono che la ricaduta pratica sarà che non ci saranno più maestre per mettere a dormire i bambini all’asilo». Sulla stessa linea si è mossa anche la Cgil, con la delegata Gloria Bertoldi, che ha rincarato: «la vera sfida è quella di riqualificare dove ci sono sprechi, senza questi tagli al personale. Per combattere la crisi bisogna favorire l’occupazione e non ridurla, occupando tutti i posti ancora vacanti e facendo finalmente un concorso pubblico per le scuole d’infanzia». Le controproposte avanzate dai sindacati riguardano da un lato l’ipotesi di una misura congiunturale, che tamponi la situazione in attesa di aprire un tavolo di contrattazione con la nuova giunta provinciale, dall’altro di incidere su voci di spesa diverse dal personale. «La Provincia dovrebbe smetterla di spendere denaro in infrastrutture e cominciare a investirlo in personale – ha commentato Antonietta Pellegrino della Cisl – perché lo spreco c’è se si vuole vederlo».

Una delegazione di due rappresentanti per sigla è stata ricevuta dall’assessore Dalmaso e dal presidente Pacher, che hanno ascoltato le ragioni della piazza ma si sono detti assolutamente meravigliati di tale mobilitazione.

«Mi sembra surreale che non si trovi la quadra su un taglio dell’1,9%, irrisorio rispetto a quello fatto da altre regioni. – ha commentato Pacher – Siamo convinti che la scuola sia un settore chiave e quindi lo abbiamo caricato della minor pressione possibile, ma vi assicuro che questi quattro milioni non ci sono e la Provincia non ha riserve auree nascoste, quindi ora bisogna trovare il modo di ridurli».

Sulla stessa linea anche l’assessore Dalmaso, la quale ha definito ingenerose le critiche all’amministrazione. «Un allarme così esasperato non corrisponde alla verità dei fatti – ha commentato l’assessore – perché la scuola trentina non è minacciata in nessun modo e nessuno vuole fare tagli lineari, ma una riduzione del budget impone alcuni interventi necessari».

Un nulla di fatto quindi, anche dopo l’incontro tra sindacati e istituzioni: rimane il muro contro muro, e intanto a luglio i tagli verranno approvati a partire dal prossimo anno scolastico.

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