I cinquemila trentini: «Nel 2018 tocca a noi»

Con i loro 270 Gruppi sono stati tra i protagonisti assoluti ieri a Bolzano Una grande giornata di amicizia e partecipazione. Tra «fratelli»


di Roberto Gerola


BOLZANO. Numeri da record o quasi per le penne trentine in sfilata: oltre cinquemila, ma si calcola che altrettante se non di più erano fuori ad assistere, ad applaudire insieme a migliaia di altre persone: i familiari, gli amici. Gli alpini trentini hanno dimostrato il loro attaccamento all’Ana portando 252 (su 270 gagliardetti) e appunto 5.000 penne nere in sfilata, insieme a 92 bandiere (tanti gli anni della Sezione , e 62 sindaci tra i quali Alessandro Andreatta di Trento e poi di molte valli. E sono stati 50 minuti di applausi in mezzo alla gente, con sei fanfare e due cori

Aperto dallo striscione di appartenenza, la “Sezione Ana Trento” il settore delle penne nere più numerose d’Italia ha poi visto i 92 tricolori a segnare altrettanti suoi anni di attività. A seguire nove alpini a portare lo striscione “Lingue diverse ma un solo significato per una Patria migliore (Gruppo Ana di Tezze). Quindi la Fanfara sezionale con il Coro sezionale e il Coro Re di Castello; il presidente Maurizio Pinamonti ad affiancare l’alfiere (Carlo Covi) con il vessillo, i vicepresidenti (Martini, Sandri e Zucchelli) , il consiglio direttivo in carica, sindaci alpini del Trentino, autorità civili e militari trentini. Il vessillo della Sezione Ana di Trento si fregia di 12 medaglie d’oro (Cesare Battisti, Fabio Filzi, Giuseppe Degol, Antonio Gioppi, Guido Poli, Italo Lunelli, Ferruccio Stefenelli, Tullio Baroni, Silvano Buffa, Gianantonio Manci e Mario Pasi); ci sono poi sei medaglie d’oro al merito civile: Terremoto del Friuli, per l’Armenia, del Commissario straordinario per la Basilicata e la Campania, per l’Alluvione in Val Padana, dalla Cri e dalla Protezione civile nazionale.

Sono riconoscimenti per la solidarietà alpina e gratuita dimostrata nei momenti tragici di calamità da parte degli alpini trentini, quegli alpini disseminati nelle valli e nelle città e che operano in silenzio per la comunità. E dietro quel vessillo è sfilato tutto l’orgoglio alpino trentino, fatto di mille piccole azioni quotidiane, di mille ricordi, di mille incontri e di mille solidarietà nel confronti del vicino di casa, ma anche in terre lontane. Più adesso che quando erano in armi. Perché adesso sono stati anche in terre come Haiti, all’altro capo del mondo, e quelli sono ricordi indelebili che fanno parte della storia degli alpini non con il fucile in mano, ma in missioni di solidarietà e quindi con la mano tesa per stringerne un’altra. Tutto questo è sfilato ieri sotto le tribune con il presidente Corrado Perona che sembrava guardare negli occhi gli alpini uno per uno. E allora si sono sentiti “importanti” e utili. Ma soprattutto emozionati, commossi. Ancora una volta.

Il corteo e poi proseguito con gli “scudi” dei reggimenti Cadore, Julia, Orobica e Taurinense, e lo striscione “Gli Alpini al Servizio dell’uomo e delle libertà fondamentali (Gruppo Ana di Tenno); la Fanfara di Cembra e i gagliardetti dei Gruppi portati dagli alfieri tutti con il nuovo giubbotto. Gli alpini trentini sono stati divisi in quattro blocchi: Trento 1 con Bassa Vallagarina, Rovereto, Destra Adige e Sinistra Adige; apriva lo striscione “La nostra storia garanzia di futuro” (Gruppo Ana di Rovereto). Trento 2 con Alto Garda e Ledro, Giudicarie e Rendena, Terme di Comano, Valle dei Laghi; apriva lo striscione “I giovani e la Patria orgogliosi italiani del domani (Gruppo Ana di Costasavina) e la Fanfara di Pieve di Bono. Trento 3 con Alta Valsugana, Valsugana e Tesino, Fiemme e Fassa, Primiero, Folgaria con Lavarone e Luserna: apriva lo striscione “Bolzano e Trento alpini sempre (Altipiani) e la Fanfara dei Laghi. Trento 4: con Bassa Val di Non e Rotaliana, Sole con Peio e Rabbi, Destra Avisio, Sinistra Avisio e Piné, Alta Val di Non, Media Val di Non; apriva lo striscione “La solidarietà alpina parla una sola lingua” (Gruppo Ana di Rumo) e la Fanfara di Riva del Garda. A chiusura della Sezione trentina, lo striscione portato dagli alpini di Mezzocorona: “Alpini uniti sotto il tricolore”.

Tutte le frasi scritte sugli striscioni facevano riferimento al motto che l’Ana nazionale aveva individuato per l’Adunata di Bolzano e che rinnova ad ogni Adunata, ma che rispecchia i principi che da sempre animano gli alpini in congedo e in armi. Quest’anno era “I valori dei padri: amicizia, fratellanza responsabilità”, un motto suggellato nel 1919 a Milano dai reduci della Grande Guerra che fondarono l’Ana.

Bolzano gli accolti con entusiasmo, accantonando i timori della vigilia. Gli alpini trentini hanno sentito un po’ propria l’Adunata di Bolzano. E l’hanno vissuta come una prova generale di quella che chiedono nel 2018, la data storica per eccellenza. Ci sperano tutti così come ci sperava (e poi la ottenne) Trieste nel 1994 nel 30° del ritorno all’Italia. Il Trentino potrebbe celebrare il 100° dell’annessione all’Italia, della vera Unità d’Italia. Un desiderio che ieri Pinamonti ha ribadito con forza appoggiata un po’ da tutti.

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