ECONOMIA E TURISMO

Funivie del Bondone, buco da 3 milioni

Colpa della scarsità di alberghi. Postal: «Nuovi investimenti, il rilancio è possibile»


Roberto Colletti


TRENTO. Passaggio delicato e decisivo per la Trento Funivie spa e, più in generale, per lo sviluppo del Monte Bondone. A maggio la società partecipata dal Comune di Trento ha ripianato perdite per 3 milioni di euro, mentre per l’autunno già si ipotizza una ricapitalizzazione per 5-6 milioni. In mezzo dovrà porsi l’atto di fiducia in un piano industriale che si fonda sulla realizzazione del Patto territoriale che dovrebbe garantire i 2 mila posti letto, minimo indispensabile per il successo del progetto.

I condizionali, come si vede, abbondano, le certezze invece sono poche. L’intero progetto ruota attorno alla variante urbanistica che dovrebbe consentire il varo dei Patti territoriali del Monte Bondone con l’edificazione di strutture ricettive per 2 mila e più posti letto. Considerazioni che si fanno oggi, nel 2007, quando i posti letto in questione avrebbero dovuto essere realizzati già diversi anni or sono.

L’IRRITATO.
Buona parte delle ragioni del “buco” di 3.146.196 euro sopportato dalla Trento Funivie spa sta in questo scarto di tempo. Perciò non si fatica a comprendere la preoccupazione, forse l’irritazione, del presidente della società, Andrea Bertoli, quando l’assemblea straordinaria del 29 maggio scorso ha dovuto, ex articolo 2446 del Codice Civile, ripianare la perdita di 494.140 euro del 2006 che, sommata a quelle accumulate negli esercizi precedenti, aveva totalizzato la bella somma di 3.146.196 euro. Un buco che Bertoli ha dovuto colmare in proprio per oltre metà del valore con la riduzione del capitale sociale da 8.300.000 euro a 5.153.800 euro.

La storia della Trento Funivie spa - capitale suddiviso tra Funivie Folgarida Marilleva 52%, Agenzia per lo Sviluppo 36% e Comune di Trento 16% - inizia nel 2002, prima giunta Pacher, con la decisione di rilanciare turisticamente (per l’ennesima volta) la montagna di Trento.

Già allora qualche dubbio sulla solidità del piano era stato sollevato da Tecnofin Trentina (la partecipazione è poi transitata in Agenzia per lo Sviluppo) chiamata a finanziare la vasca di raccolta dell’acqua per l’innevamento artificiale. Ma l’orientamento dell’ente pubblico - le Funivie Folgaria Marilleva di Bertoli vedevano un’occasione per rinnovare gli impianti - era deciso: il rilancio del Bondone era un bel progetto popolare. Era, insomma, una cosa da fare. Un solo amministratore dichiarò che, a suo giudizio, si trattava di un piano industriale fondato sull’aria ed ebbe la coraggiosa coerenza di dimettersi dal cda di Tecnofin dopo che la Provincia, azionista di riferimento, confermò il sostegno al progetto. Gesto raro e val la pena di rammentare il nome del professionista in questione: Silvano Dalzocchio.

L’ENTUSIASTA.
Di fronte all’entusiasmo del primo Pacher il suo avvertimento restò, naturalmente, nel cassetto. Ma quel che è peggio restarono nel cassetto anche gli impegni del piano industriale, i 2 mila posti letto che avrebbero dovuto giustificare gli investimenti fatti, sopratutto dal socio privato, per rinnovare gli impianti di risalita. Certo, la colpa, si dirà, è del ritardo con cui si sono definiti i Patti territoriali, della faticosa disponibilità dei privati a mettere quattrini in un progetto incerto nei tempi (come dare loro torto? Si pensi ai 10 anni dell’ex Michelin...), delle lungaggini urbanistiche.

Così siamo arrivati al 29 maggio scorso ed alla necessità, irritante sopratutto per il privato che ci ha messo dei soldi, di ripianare il buco dovuto ai ritardi del Comune. Ora, Andrea Bertoli sa benissimo difendere i propri interessi e non ha bisogno di comprensione. Ma qualche ragione ce l’ha e qualcosa, in questo ormai mitico rilancio del Bondone, dà l’impressione di fragilità politica e progettuale.
 Le speranze, a questo punto, sembrano gravare sulle spalle di Maurizio Postal, assessore al bilancio. Ricevuto in eredità il sogno del primo Pacher, spetta a lui dargli una qualche consistenza. Ed infatti nell’assemblea della Trento Funivie, ha rassicurato, ha tranquillizzato, si è impegnato. Le cose stanno finalmente muovendosi, ha detto in sostanza, tanto da consentire di rinnovare gli impegni tra i soci, visto che la variante al Prg relativa ai Patti territoriali è stata approvata in via definitiva. Ora ci vorranno 12 mesi per i finanziamenti e bisognerà valutare a quanto ammonterà il sostegno provinciale per i “piccoli” impianti di risalita, considerato il blocco Ue per quelli grandi. Infine, si dovrà attendere per capire quali e quanti privati investiranno per realizzare le strutture ricettive.

IL PROFESSIONISTA.
Postal sogna poco (ad occhi aperti) e gode di grande stima tra i professionisti. Le sue parole meritano, dunque, attenzione. «Il progetto Bondone rappresenta una prospettiva importante per lo sviluppo della città. Dopo anni di preparazione oggi è un traguardo possibile, vicino» dichiara con convinzione «Ci sono tutti gli elementi per rinnovare i patti parasociali tra i soci della Trento Funivie e definire il nuovo piano industriale. Sarà questo il vero architrave dell’intera operazione».

Gli investimenti riguarderanno il nuovo impianto di risalita Vaneze - Montesel e quello piccolo della Cordela, più altri interventi minori. Spesa ipotizzata attorno agli 8 milioni di euro, il che esigerebbe una ricapitalizzazione, forse in autunno, della Trento Funivie di 5-6 milioni. Cifra importante. I conti poi, considerati i tempi dei Patti territoriali, si potranno realisticamente fare non prima del 2010, probabilmente nel 2012.

Tempi lunghi. La sola certezza, per ora, è dunque il buco di 3 milioni. Tutto il resto è solo sulla carta. Toccherà a Postal, pare di capire, metter mano all’eredità del primo Pacher e dare consistenza al mito del Bondone. E a questo punto è giusto fargli tanti, tanti auguri.













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