Fugatti: «Fuori dal Trentino la metà dei 40 pakistani» 

Il governatore: «Decisione presa con il ministro Salvini». Dove andranno? «Non lo so. Ma il messaggio ai migranti è chiaro: noi non accogliamo tutti» 


di Sandra Mattei


TRENTO. La decisione sul destino dei profughi pakistani, il governatore Maurizio Fugatti la comunica a tarda sera. «Circa la metà dei profughi accolti alla Residenza Fersina - si legge nella nota diffusa dalla Provincia - saranno destinati ad altre città. Una decisione presa dal governatore in stretto contato con il Ministero dell’Interno, con cui Fugatti sta tenendo i rapporti tramite il commissario del Governo».

Contattato, Fugatti specifica meglio quale sarà il destino dei profughi pakistani che, da circa un mese sono ospitati alla Residenza Fersina dove il Comune garantisce loro i pasti grazie all’accordo con la Provincia che ha messo a disposizione gli spazi. «Dodici di loro - spiega il governatore - hanno ricevuto la dichiarazione di protezione e dunque rimangono. Per una ventina in attesa di risposta alla richiesta di asilo, la metà di quanti sono ospitati alla Fersina, la Questura deciderà chi dovrà andarsene per essere destinata ad altre città».

Su quali criteri saranno adottati per decidere chi resta e chi deve andarsene, Fugatti risponde: «A me interessano poco i criteri. Quello che mi interessa è che passi il messaggio che il Trentino non può essere ritenuto da questi nuovi migranti terrestri un posto sicuro dove arrivare, perché ti accolgono e ti danno un pasto caldo. No, devono sapere che se arrivi qua, rischi di essere spedito in qualche altra città in Italia. Noi garantiamo a queste persone di dormire al caldo e di avere da mangiare, ma non è automatico che questo succeda in Trentino». Anche sulle destinazioni dei profughi, Fugatti non precisa quali saranno: «Che sia una città o un’altra, non è un mio problema. Quello che deve essere chiaro è che se uno dei profughi via terra fa domanda di asilo politico qui, può rischiare poi di essere mandato per dire, a Palermo ».

Fugatti conclude: «L’accordo è stato preso con il ministero dell’Interno. In definitiva, venti continueranno ad essere seguiti dal progetto di accoglienza con la Croce Rossa alla Residenza Fersina, a spese del Comune, ma a differenza di quanto è successo con la precedente giunta, non tutti saranno accolti». Un segnale di discontinuità, fa capire Fugatti, rispetto alla gestione precedente dell’accoglienza in Trentino, ritenuta da sempre un modello di efficienza e solidarietà. Ora l’aria è cambiata anche qui, e la vicenda ha un precedente verificatosi in luglio. Il governo gialloverde si era insediato da poco più di un mese e all’epoca Fugatti era sottosegretario alla salute. In Calabria erano sbarcati un centinaio di profughi e trenta erano destinati al Trentino, secondo la ripartizione per regioni. Ma i trenta arrivati a Trento furono caricati in fretta e furia su un pullman con destinazione Torino. Inutile dire che la notizia fu accolta con commenti di giubilo da parte dei leghisti sui loro profili Facebook, mentre Fugatti negava di avere avuto una parte in questo dirottamento ad altra destinazione dei richiedenti asilo.

Le reazioni, alla notizia che non tutti i profughi troveranno accoglienza in città, non essendo inseriti nei programmi Sprar, perché provengono da terra, ha suscitato reazioni. Scrivono Leu e Rifondazione: «Ne fanno le spese pakistani e bengalesi, richiedenti asilo, provenienti dalla “rotta balcanica” dell’emigrazione, attualmente ospitati nella residenza Fersina di via al Desert. Prima ancora di “informarsi” e di “vederci chiaro”, il presidente della giunta ha ordinato ai servizi preposti di interrompere il finanziamento provinciale. Parliamo di trentasei persone che avrebbero diritto, secondo la normativa europea e italiana, ad essere accolte come richiedenti asilo, che hanno fatto domanda e sono in attesa di risposta, una risposta per la quale la residenza è requisito fondamentale. Di loro si era giustamente occupato il Comune di Trento che, con l’avvento del freddo, aveva voluto toglierli da rifugi di fortuna al parco Santa Chiara, per accoglierli nei posti letto».













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