sanità

Flor, siluro a Rossi. Lascia e va a Padova

Confermato solo due mesi fa. Ora una selezione per il direttore dell’Azienda Rossi: «Ha tradito il patto, non aveva il coraggio di guardarmi negli occhi»


di Chiara Bert


TRENTO. Luciano Flor doveva essere il direttore generale dell’Azienda sanitaria trentina per i prossimi cinque anni. La giunta gli aveva confermato l’incarico due mesi fa: un mandato pieno, con l’incarico di elaborare entro sei mesi una proposta di riorganizzazione della struttura dell'Azienda. Per tenere il suo uomo di fiducia al vertice, quello che lui stesso aveva messo nel 2010 in plancia di comando, Ugo Rossi quest’estate aveva silurato dalla giunta» l’assessora alla salute Donata Borgonovo Re, che chiedeva invece una selezione per trovare un nuovo direttore.

Ma il patto si è rotto, all’improvviso. Luciano Flor, 57 anni, noneso di Revò, lascia la direzione dell'Azienda sanitaria del Trentino per assumere l'incarico di direttore generale dell'Azienda ospedaliera universitaria di Padova. Uno schiaffo. Un fulmine a ciel sereno. Lo ha comunicato martedì al governatore, che ha reagito con rabbia.

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Si sa che, andando a Padova, Flor si avvicina alla famiglia, che sta a Verona. Ma sembra davvero poco per spiegare un cambio di rotta a soli due mesi dalla firma del contratto con Trento. «Non aveva il coraggio di guardarmi negli occhi quando me l’ha detto», ha raccontato ieri il presidente della Provincia. «Quella del dottor Flor è sicuramente una scelta professionale legittima, per andare a ricoprire un ruolo di grande importanza, e conferma le sue qualità professionali - ammette Rossi - ma dal punto di vista personale e istituzionale ci lascia molto delusi. Sapevamo dell’interessamento su di lui da parte di altre istituzioni sanitarie, ma avevamo raggiunto un accordo. Evidentemente ha ritenuto di fare una scelta diversa, venendo meno al rispetto dei patti. Ha optato per un altro ruolo nel momento in cui c’era la necessità di puntare sul proprio territorio, ed è una decisione che stigmatizziamo».

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C’è - in questa vicenda - un piano personale e uno politico. La scelta di Flor rompe un patto personale tra il direttore dell’Azienda e Ugo Rossi, e non a caso il presidente ieri ha scandito che «i rapporti personali sono a volte più importanti delle clausole contrattuali». Ma soprattutto è un addio che suona come una sfiducia alla giunta e alle sue scelte, apre un caso politico e un vuoto di potere in Azienda in un momento delicato per la sanità trentina, con la complicata riorganizzazione degli ospedali di valle dopo l’entrata in vigore delle nuove regole sui riposi dei medici, e la pesante incognita dell’apertura dei punti nascita di periferia.

Il governatore prova a parare il colpo: «La sanità trentina prescinde da assessori e direttori generali. Procederemo da subito ad una selezione per individuare il nuovo direttore». Una selezione a legge vigente, che non prevede un vero e proprio bando pubblico, in attesa della nuova normativa nazionale che prevede l’albo dei manager della sanità. Esattamente quello che chiedeva, prima di essere dimissionata, Donata Borgonovo Re. Che infatti attacca: «La responsabilità di tutto questo è politica e ha un nome e cognome, Ugo Rossi». Sparano alzo zero le opposizioni: «La giunta è allo sbando».

Per il neoassessore alla sanità Luca Zeni, che ha appreso la notizia mentre è in vacanza, «la nomina alla clinica universitaria di Padova conferma la professionalità di Flor e da un certo punto di vista dovrebbe farci piacere che un trentino abbia un percorso così. Dall'altro lato dispiace perché avevamo concordato un percorso e quindi adesso dovremo continuare a farlo con altre modalità e con altre persone. Avevamo programmato per la primavera un piano di riorganizzazione e quindi ora dovremo farlo anche con il nuovo direttore generale. Ma questo può essere occasione per rilanciare stimoli e voglia di lavorare anche all'interno dell'Azienda. La voglio vedere in prospettiva». Zeni ammette però che «nelle ultime settimane avevo avvertito un po' di stanchezza da parte di Flor, soprattutto per quanto riguarda l'esposizione mediatica e le polemiche che ci sono state e che lo avevano provato. Non è facile gestire queste fasi. Io credo che anche questo abbia inciso su questa scelta. Da un lato fa sorridere un po' che ci siano state tante polemiche da parte dell'opposizione e ora viene scelto da una regione del centrodestra: probabilmente una parte delle polemiche non erano così fondate». Zeni nega contrasti di Flor con la giunta: «Tutte le scelte le abbiamo fatte in maniera condivisa. I cittadini hanno bisogno di un punto di riferimento e l'hanno avuto». E su quanto possa aver pesato sulla decisione di Flor la clausola inserita nel contratto (nel momento in cui fossero stati emanati decreti attuativi ci sarebbe stata una procedura di rinnovo con bando), l’assessore dice: «L'aveva accettata al momento della nomina». Flor resterà in carica fino al 1° febbraio, poi sarà nominato un traghettatore in attesa della selezione.













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