Fabbrica scoperchiata, operai in «cassa»

Paura e danni ingenti alla Tumedei ad Ala. In città e Vallagarina alberi e rami spezzati, tetti lesionati e grondaie pericolanti


di Paolo Tagliente


ROVERETO. Operai e impiegati avevano iniziato a lavorare da una ventina di minuti, ieri, nella sede della Tumedei di Ala, quando una raffica di vento più forte delle altre ha letteralmente scoperchiato due delle cinque campate che costituiscono lo stabilimento lagarino della multinazionale neozelandese, in cui si producono componenti in gomma e plastica di alta precisione. La lamiera che copre il tetto, bonificato dall’amianto e rifatto nel 2005, ha iniziato ad accartocciarsi partendo dalla parte verso nord - dove l’aria è riuscita a trovare un punto debole in cui insinuarsi - e in pochi secondi, come una sorta di gigantesca scatola del tonno, s’è arrotolata su se stessa. In tutto, a volar via, sono stati circa 800 metri di copertura. Inutile dire che all’interno, sia nei reparti produttivi, sia che negli uffici ai piani superiori si sono vissuti momenti di vero panico. Le impiegate al lavoro negli uffici con le finestre rivolte a nord, infatti, hanno assistito in diretta alla devastazione e si sono quasi viste piombare addosso le lamiere. Chi era impegnato sui macchinari, invece, ha visto volar via le parti inferiori dei camini d’aspirazione dei fumi, alla loro sommità ancorati al tetto e strappati via insieme ad esso. «Per prima cosa – spiega Antonio Internò, quality manager e Addetto al servizio di prevenzione e protezione – abbiamo verificato che nessuno dei lavoratori fosse rimasto ferito, quindi abbiamo chiesto l’intervento dei vigili del fuoco e contemporaneamente abbiamo disposto l’evacuazione totale dello stabilimento». Ma alla Tumedei - quello che ad Ala si affaccia sulla statale è uno degli stabilimenti della multinazionale del gruppo neozelandese Skellerup Group - non hanno certo perso tempo e meno di tre ore dopo, alle 11, c’è stata una riunione tecnica con i vertici aziendali, i rappresentanti dei vigili del fuoco e di alcune aziende artigiane, già impegnate sul cantiere aperto per l’innalzamento dello stabile che ospita gli uffici. tempo stimato per bonifica e ricostruzione quatto o cinque giorni. Periodo in cui lo stabilimento non potrà certo essere produttivo. «Ancora in mattinata - rivela il direttore generale Olivier Marin – ho chiamato Confindustria per chiedere se sia possibile attivare una cassa integrazione straordinaria per la settantina di persone che lavorano presso la nostra azienda e che per qualche giorno saranno costrette a rimanere a casa. La risposta è stata positiva».

Il vento, che ha sferzato l’intera Vallagarina, ha impegnato per tutta la notte e tutto il giorno i vigili del fuoco, sia quelli volontari che quelli permanenti. Un albero s’è schiantato su via Driopozzo, la via che parte da via Chiocchetti e porta verso l’Arcivescovile, ostruendone il il passaggio. Le raffiche sono state tanto forti da mandare in frantumi il vetro di una fermata degli autobus a San Giorgio. A Sant’Ilario, la tabella del semaforo tra la statale 12 e via Stroperi è stato un’ottima “vela” per il vento, che ha avuto la forza di far girare il palo di diversi gradi, rendendo più difficile scorgere i segnali luminosi. Questi sono solo tre delle decine di interventi su cui sono stati chiamati i pompieri un po’ in tutti i centri: rami pericolanti, coppi volati via, grondaie divelte, le coperture instabili delle aree di servizio Nogaredo Ovest e Adige Ovest sull’A22, un lampione traballante in via Vittorio Veneto, a Rovereto, cartelli e recinzioni di cantiere abbattuti e decine di altre chiamate di minore entità.

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