Estate in fabbrica, i paletti della Cisl

Pomini: «Non accetteremo alcuna deroga ai contratti nazionali vigenti»


Paolo Morando


TRENTO. «Non abbiamo la volontà di derogare in alcun modo ai contratti nazionali vigenti, nemmeno per questo esperimento che riguarda i giovani. E comunque si tratta di un'idea vecchia: sono cose che la Whirlpool faceva già una decina di anni fa. Sia chiaro: non si tratta di un giudizio negativo sull'iniziativa in sé. Ma davvero non vedo alcuna novità all'orizzonte».

È un secco altolà, quello lanciato dal segretario della Cisl Lorenzo Pomini di fronte al progetto di Confindustria, che intende offrire ai giovani durante il periodo estivo possibilità di lavoro in aziende dei propri associati. Nelle scorse settimane l'iniziativa è stata presentata formalmente i sindacati, ma senza ancora definire gli aspetti legativi agli inquadramenti contrattuali. Tanto che, per giovedì della prossima settimana, è già stato fissato un incontro tra industriali e confederazioni per riparlare della questione. Che si tratti di una questione di una certa delicatezza, lo dimostra proprio il fatto che ieri Pomini, letto l'articolo del Trentino, ha telefonato in redazione per dire la sua. Con la chiara intenzione di piantare precisi paletti. Spiega il segretario della Cisl: «Da parte nostra non c'è la benché minima volontà di uscire dal solco dei contratti attuati fino ad oggi: abbiamo già avuto un incontro con gli industriali e se ce ne saranno altri avremo la cortesia di non mancare, perché sappiamo che puntano molto su questa iniziativa e su altre. Stanno mettendo molta carne al fuoco, parlando di giovani, ma a noi francamente questo interessa solo fino a un certo punto. E ipotizzare fin d'ora che ci sia un nostro consenso è scorretto. Non abbiamo mai discusso i dettagli del progetto: vedremo che cosa proporranno».

La rigidità preventiva di Pomini contagia in parte anche gli altri sindacati. Ermanno Monari, segretario della Uil, conferma l'incontro in calendario per giovedì prossimo. Ma confessa di non vedere con troppi timori il progetto di Palazzo Stella: «In effetti non è una grande novità - afferma - ma in questo caso mi sembra che agli industriali si possa concedere un'apertura di credito. Certo andranno chiariti gli aspetti contributivi e quelli relativi alla retribuzione: è chiaro che se si vogliono avvicinare gli studenti al mondo del lavoro non si può pensare di creare del nuovo precariato». Monari condivide l'analisi di Confindustria: la cultura del lavoro manuale si sta perdendo. «È anche ovvio che accada - sostiene - anche chi ha fatto l'operaio per 40 anni spera giustamente che i propri figli abbiano un fututo migliore. Ma è vero anche che l'Italia è piena di trentrenni disoccupati e magari con due lauree in tasca, anche qui in Trentino: è inutile che continuiamo a riempire di giovani le facoltà di Giurisprudenza o di Lettere». Anche da parte della Uil, comunque, arriva chiaro l'avvertimento a Confindustria: «L'iniziativa non deve trasformarsi in un giochetto con cui abbassare le retribuzioni: allora non saremo certo d'accordo - afferma - mi auguro che nessuno pensi di pagare questi studenti 50 centesimi all'ora evitando di assumere apprendisti. Ma a costo di sembrare ingenuo, credo che gli industriali pensino davvero a far crescere la cultura manuale tra i giovani».

All'incontro di giovedì prossimo ci sarà naturalmente anche la Cgil. E Franco Ianeselli, membro della segreteria, parla di «assoluto buonsenso» nel commentare il progetto degli industriali: «Servono azioni diverse per far incontrare i giovani e il lavoro, in un modello come quello italiano in cui tradizionalmente prima si studia e poi si lavora: una netta separazione che crea difficoltà nel momento di passaggio da una condizione all'altra e che per questo va superata». Al netto del suo sapore paternalistico, via libera dunque all'esperimento. Ma a un patto: «Se socializzazione al lavoro deve essere, allora che lo sia anche a quelle che sono le norme fondamentali che lo regolano - afferma Ianeselli - se c'è una prestazione lavorativa, deve esserci un contratto che ne definisce la retribuzione così come è stata individuata a livello collettivo, come le tutele e quant'altro». Dunque contratti a termine e non ad esempio i buoni lavoro (i cosiddetti "voucher"), pensati solo per prestazioni di natura occasionale, strumento tra l'altro che proprio in queste settimane è oggetto di revisione a livello nazionale. E che, per dire, non prevede retribuzione oraria, bensì giornaliera: 7 euro e mezzo per l'intera giornata. «Per ora non vedo questa volontà in Confindustria - conclude Ianeselli - nell'incontro di giovedì prossimo comunque ci confronteremo, per eliminare ogni possibile equivoco».













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