E’ sparito il tridente del Nettuno

Manca da qualche giorno, si pensava a un restauro fuori programma ma dopo un controllo si è scoperto il furto


di Giuliano Lott


ROVERETO. A vederlo così, privo del suo tridente, con il pugno destro serrato e alzato senza un’apparente ragione, il Nettuno di piazza Oche assume un aspetto tra il provocatorio e il minaccioso. Sembra quasi promettere una punizione a chi si è approfittato della sua immobilità per sfilargli il forchettone. Ad accorgersi del furto è stata una pattuglia dei vigili urbani. In principio, nessuno pensava a un ladro o a una bravata da goliardi. Pareva più verosimile l’ipotesi che il tridente fosse stato rimosso da autorizzatissime mani, magari con l’incarico di restaurarlo o anche solo di dargli una pulitina. Lo stesso pensiero dev’essere passato per la mente a quei cittadini (pochissimi, in realtà) che ben prima di ieri si sono accorti della scomparsa. Ma è bastata una verifica incrociata nei vari uffici che amministrano i beni comunali per capire che il tridente della statua, scolpita nel 1736 dall’artista badiotto Domenico Molin, era stato rubato sul serio.

Ieri mattina il Comune, attraverso il responsabile del Servizio gestione patrimonio, ha sporto denuncia contro ignoti per furto aggravato di bene d’interesse storico-artistico e ora toccherà ai carabinieri verificare se l’azione sia stata ripresa dalle telecamere della filiale Banca di Trento e Bolzano, che si trova proprio davanti alla storica fontana.

Dato il modesto valore commerciale del “forchettone”, si pensa a una bravata del sabato sera. E’ probabile che qualche buontempone, magari al culmine di una serata alcolica con amici, abbia pensato di procurarsi un “trofeo” a futura memoria. Malgrado però il tridente in sè non abbia grande valore, è parte integrante di uno dei simboli della città. La fontana (realizzata oltre trent’anni prima di quella omonima di Trento) è una delle più antiche di Rovereto ed è classificata come «bene di interesse storico-culturale» dalla Sovrintendenza provinciale ai beni artistici e culturali. Collocata al centro di piazza Oche nel Settecento, fu poi trasferita al palazzo dell’Annona (che oggi ospita la biblioteca) nel 1925, durante il Ventennio. Solo nel 1976, in occasione della prima Mostra dell’artigianato, venne risistemata in piaza Oche (o piazza Cesare Battisti, come vuole la toponomastica postbellica), ma più spostata verso il lato est rispetto alla collocazione originaria. Dal 2007 era stata oggetto di un lungo lavoro di restauro che aveva restituito al manufatto i colori chiari del marmo, oscurati da due secoli e mezzo di patina, muffe e corrosione. Un evento, l’inaugurazione della fontana restaurata (ci volle oltre un anno di lavoro, durante il quale il manufatto venne “ingabbiato” da un’impalcatura che la nascondeva per intero alla vista) e tornata all’antico splendore barocco, che aveva fatto apprezzare anche ai roveretani più distratti la caratteristica bellezza dell’opera. Tanto da divenire nel tempo uno dei soggetti preferiti per le fotocamere dei turisti e a suo modo un’icona della città settecentesca.

La speranza è che l’autore del furto, se non si è già liberato del “forchettone”, abbia sufficiente sensibilità civica per riporlo al suo posto, dove i roveretani sono abituato a vederlo da sempre. Magari in un’ora notturna, camuffato per rendersi irriconoscibile, a prova di denuncia.

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