Dolomiti, cambia il logo contestato

L'assessore trentino Gilmozzi: «Accolte alcune delle critiche». Campeol: «Solo un ritocco»


Maurizio Di Giangiacomo


BOLZANO. Tanto tuonò che piovve. O almeno piovigginò, dipende dai punti di vista: quello del segretario della Fondazione Dolomiti Unesco, Giovanni Campeol, secondo il quale le modifiche che verranno apportate al contestatissimo logo sono esclusivamente di natura tecnica, dettate quindi dalla sua applicazione; e quello dell'assessore provinciale trentino Mauro Gilmozzi, che dice invece che al designer che ha vinto il concorso, Arnaldo Tranti, è stato espressamente richiesto di accogliere alcuni elementi delle severissime critiche piovute sul capo dello stesso Tranti e della Fondazione dopo la presentazione del logo. Un coro al quale si erano aggiunti (con tempismo e forse anche con un po' di opportunismo) voci autorevoli come quella del "Re degli Ottomila" Reinhold Messner, del famosissimo fotografo Oliviero Toscani, del presidente degli albergatori trentini Natale Rigotti, del presidente della giunta provinciale altoatesina Luis Durnwalder, senza dimenticare Cai, Sat e Avs. Tutti d'accordo almeno su una cosa: il logo di Tranti ricorda più lo skyline di New York, più che quello delle Dolomiti. «Ad Arnaldo Tranti - spiega infatti l'assessore provinciale trentino - abbiamo chiesto di accogliere alcuni elementi delle critiche che ci sono giunte. In primo luogo gli abbiamo suggerito di esaltare maggiormente il senso della montagna, visto che molti avevano sottolineato come il disegno sembrava rappresentare dei grattacieli; la seconda esigenza è la modifica del logo, che dovrà essere riproducibile sia in piccole che in grandi dimensioni, senza che ne venga modificato l'effetto. Ultimo ritocco lo sfondo, che dovrà essere policromatico». Decisamente diversa la lettura del segretario della Fondazione, Giovanni Campeol, che qualche settimana fa, proprio dalle colonne del nostro giornale, aveva rivendicato il successo del logo, richiesto da decine di organizzazioni, alla faccia delle critiche. «Quella che è stata chiesta a Tranti è una leggera modifica già prevista - spiega Campeol -. Il logo viene infatti applicato in scale molto diverse: certe sue caratteristiche in certe occasioni vengono enfatizzati, in altre rischiano di svanire. Da qui, la necessità di un ritocco che però non modifica la "poetica" del logo. In più, il discorso del colore: oltre all'istituzionale bianco - nero, sarà realizzato in cinque diversi colori, a seconda dello sfondo sul quale sarà applicato». Modifiche, quindi, che non sono dettate dalle polemiche dei mesi scorsi? «Se chi ha criticato avesse ragione, il logo sarebbe stato sostituito», conclude Campeol.

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