l'omicidio

Delitto di Pergine, Quarta rischia di perdere i figli

La Procura può chiedere la decadenza dalla patria potestà. Intanto ha deciso di non parlare davanti al giudice



TRENTO. Marco Quarta, con la sua condotta rischia molto seriamente di ottenere il risultato opposto a quello voluto. In carcere, a Rovigo, continua a chiedere dei figli, ma se il quadro accusatorio dovesse essere confermato è quasi certo che finirà con il perdere la patria potestà e, quindi, non potrà più vedere i bambini. La decadenza dalla potestà genitoriale, infatti, è una delle pene accessorie previste per reati punibili con l’ergastolo, ma anche con pene detentive a partire dai 5 anni. In casi del tutto simili a quelli dell’omicidio di Zivignago, la Procura ha chiesto l’applicazione della misura della decadenza dalla potestà genitoriale. In molti casi la misura è stata concessa dai giudici. In casi come questo, quindi, l’imputato che perde la potestà genitoriale non avrà più voce in capitolo sulle scelte fondamentali per i bambini. I due figli dell’omicida al momento sono affidati ai nonni materni, i genitori della povera Carmela, massacrata a coltellate. Il nonno ha dichiarato che farà finire l’anno scolastico ai bambini a Pergine e dopo si consulterà con psicologi e assistenti sociali sul come procedere.

Intanto l’agente immobiliare ieri è comparso davanti al gip di Rovigo Pietro Mondaini. Come ampiamente previsto, ha dichiarato che intende parlare, ma solo davanti al suo giudice naturale, ovvero quello di Trento. Anche per questo motivo il suo legale, l’avvocato Luca Pontalti chiederà alla Procura di Trento che il suo assistito venga trasferito a Spini di Gardolo. Quarta non nega di aver ucciso la moglie. Del resto il quadro probatorio è granitico. Anche le aggravanti sembrano blindate, anche se l’agente immobiliare sostiene di non aver progettato il delitto. L’avvocato Pontalti spiega che l’agente immobiliare ha una spiegazione del tutto logica di come sono andate le cose. Una spiegazione escluderebbe la premeditazione. Naturalmente, il racconto di Quarta dovrà essere valutato dai giudici e appare difficile che il quadro probatorio raccolto da Procura e carabinieri potrà essere scalfito. Sono molti gli elementi a sostegno della premeditazione.

Per questo l’unica carta che resta alla difesa è quella della perizia psichiatrica per cercare di dimostrare un parziale vizio di mente al momento dell’omicidio. Una strada in salita anche questa, dal momento che il comportamento successivo, con la fuga per sette giorni, sembra far pensare che l’agente immobiliare sapesse benissimo quello che stava facendo. In questo caso, però, la pena sarebbe quella dell’ergastolo.













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