Condannato il costruttore Rigotti

Accusato insieme a due manager di una frode fiscale da 3 milioni



TRENTO. Condannati a tre anni per un'evasione dell'Iva da tre milioni di euro. Il giudice di Trento Giuseppe Serao ha condannato tre imprenditori, Aldo Refatti, amministratore della Rigotti costruzioni, Giorgio Rigotti, noto costruttore nonché presidente di Confidimpresa, in qualità di amministratore di una società controllata, la Fedra, e Francesco Bortolotti, amministratore della Rebo. I tre erano accusati di frode fiscale tramite l'utilizzo e l'emissione di fatture false in relazione alla compravendita fittizia di un immobile. Secondo l'accusa sostenuta dal pubblico ministero Pasquale Profiti, i tre avrebbero orchestrato la finta cessione dalla Fedra e dalla Rebo alla Rigotti di immobili al solo scopo di permettere a quest'ultima società di evadere l'Iva.

In base alle accuse che vengono mosse ai tre imprenditori, fra la fine ottobre e l'inizio di novembre del 2004 la Rigotti avrebbe versato alle altre due società degli anticipi per l'acquisto di due immobili. Le relative fatture sono state messe e bilancio e hanno mandato la Rigotti in credito di Iva. In particolare si tratta di una fattura emessa nei confronti della Rigotti spa dalla Fedra srl, che aveva quale amministratore Giorgio Rigotti, per un importo di 7.690.000 euro e Iva di 1.538.000. Secondo l'accusa l'operazione sarebbe stata costruita a tavolino per frodare il fisco al punto che l'immobile oggetto della transazione sito a Villa Lagarina sarebbe inesistente visto che il numero civico indicato non esiste. Una seconda fattura contestata sarebbe stata emessa sempre nei confronti della Rigotti spa, dalla Rebo srl, con amministratore Bortolotti. In questo caso il documento contabile si riferisce ad una transazione, ritenuta dall'accusa fittizia, per un immobile a Vicenza da 7.400.000 euro e 1.480.000 euro di Iva. In totale, l'Iva evasa sarebbe stata di poco superiore ai 3 milioni di euro.

La difesa, sostenuta dall'avvocato Andrea Tomasi per Bortolotti e Refatti e dagli avvocati Giacomo Merlo e Patrizia Corona per Rigotti, aveva respinto tutte le accuse sostenendo che gli immobili oggetto di vendita erano reali.













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