Casa, la crisi scatena un terremoto

In sette anni raddoppiati i tempi di trattativa: si aspetta oltre sei mesi


Luca Marognoli


TRENTO. Lo shock causato dai terremoti nelle borse europee ha spaventato il mercato immobiliare. Così quello che era iniziato come anno della ripresa si è trasformato nell'anno della paura. Risultato: una frenata repentina a fine estate. Da qualche settimana però è iniziata una nuova fase, di segno opposto: con una moneta sempre più debole, il mattone è tornato ad essere un bene rifugio. Nel complesso, secondo i dati pubblicati in un "focus" dedicato a Trento dal Sole 24 Ore, il mercato è in «stagnazione». Questa la parola utilizzata da Severino Rigotti, presidente provinciale di Fimaa Confcommercio, che parla anche di prezzi stabili per il nuovo e in «flessione molto significativa» per l'usato.

L'andamento del 2011 - spiega al Trentino Marco Gabardi, alla guida di Anama Confesercenti - è stato all'insegna della variabilità. «Era partito con delle buone prospettive: sembrava che ci fosse un risveglio, ma il mercato si è poi assopito in estate fino ad arrivare al sonno degli ultimi mesi. A fine settembre - primi di ottobre qualche segnale positivo c'è stato, ma ciò è dovuto al fatto che qualcuno si sta buttando sul mattone - bene rifugio, in reazione all'andamento assai negativo del mercato finanziario».

Dobbiamo quindi aspettarci un aumento dei prezzi? «I numeri non sono così importanti da determinarlo, almeno finora. Resta il fatto che con 300 mila euro a Trento città prendi un bicamere, nel Mantovano una villetta con giardinetto da 150 metri. Il nostro è sempre stato un mercato indipendente, perché abbiamo meno terreni da edificare e i trentini hanno radicato il concetto di casa come focolare domestico, quindi la vogliono in proprietà».

Secondo il Sole 24 Ore, le zone più ambite restano il centro, la Bolghera e Villazzano, anche se stranamente altri centri collinari come Martignano e Povo sono meno richieste. In sofferenza anche Gardolo e la parte a nord della cintura urbana. «Sì, la seconda periferia ha sofferto un po', ma le trattative si concludono comunque e va considerato che lì c'è molta più disponibilità di immobili e la percentuale può essere più bassa per questo», commenta Gabardi. Insomma, la crisi si sente, ma non a tal punto da innescare una recessione.

«La cosa importante è che la domanda non è mai calata in modo significativo negli ultimi 24-36 mesi. Sicuramente la stretta delle banche ha giocato a sfavore delle vendite, anche se nell'ultimo mese certi istituti di credito cooperativi hanno allentato i cordoni della borsa dimostrando più flessibilità. I"tagli" che vanno di più sono gli appartamenti dai 200 ai 280 mila euro.

Per il Sole sono le ville a restare invendute: «Gli immobili sopra i 500-600 mila devono avere qualcosa di particolare che faccia scattare uno pseudo-innamoramento negli acquirenti», osserva il presidente di Anama. «Non è mai stato un mercato a 200 all'ora». Significativo il dato sulla durata delle trattative, che dai 3,3 mesi del 2004 si è dilatata fino ai 6,2 del primo semestre 2011. «Ogni vendita è complicata da quella relativa all'immobile da cedere. Un fenomeno meno frequente una volta - conclude Gabardi -, quando circolava più denaro e il credito era più accessibile».













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