Bassi: «Il nuovo Statuto entro marzo»

Il rettore: «Pronti a raccogliere critiche e proposte, ma il cambiamento va fatto»


Jacopo Tomasi


TRENTO. Il "salto" dal 2011 al 2012 è stato il passaggio tra due anni decisivi e rivoluzionari per l'Università di Trento. Quello che si è appena concluso è stato l'anno della delega, quello che sta per iniziare sarà l'anno del nuovo Statuto e dei nuovi assetti. Spariranno le facoltà, cambieranno i presidi, muteranno Cda e Senato accademico. Sarà anche l'ultimo anno in via Belenzani per il rettore Davide Bassi che, dopo due mandati, lascerà l'incarico.

Col suo stile pragmatico è riuscito a tenere alto il nome dell'ateneo negli anni della crisi, puntando forte sulla ricerca e sull'internazionalizzazione. L'ultima scommessa è la delega, passata dallo Stato alla Provincia, che dovrebbe garantire una maggiore sicurezza economica, anche se per qualcuno potrebbe minare la libertà della ricerca e della didattica.

Rettore Bassi, il 2011 è andato in archivio per l'Università di Trento come l'anno del passaggio della delega dallo Stato alla Provincia. Una rivoluzione...

E' stato un anno molto intenso, come tutti questi ultimi anni. L'Università, infatti, non si ferma durante queste riorganizzazioni. Continua a svolgere la sua missione di fare ricerca e un'educazione di alta qualità. I risultati ottenuti dimostrano che stiamo continuando a farlo al meglio e questa è la base di partenza migliore per il nuovo assetto che si sta definendo.

Un passaggio epocale?

La delega da una parte e l'applicazione della legge Gelmini dall'altra sono stati due grandi passaggi, ma non li definirei epocali. Epocale è il periodo che stiamo vivendo: non una semplice crisi economica, ma un cambio d'epoca. Sono convinto, comunque, che il Trentino ce la farà così come l'Università di Trento.

Il 2012 si prospetta ancor più rivoluzionario, col nuovo Statuto ed i nuovi assetti che diventeranno operativi.

Finalmente la discussione sullo Statuto entrerà nel vivo. Avremo tempo fino ai primi di marzo per confrontarci e mettere a fuoco i punti che lo richiedono. Ascolteremo critiche e suggerimenti, ma non ci sarà spazio per chi vorrà stravolgere tutto perché ci sono dei "paletti" da rispettare. Un grande impegno, poi, sarà la transizione dal vecchio al nuovo sistema: solo l'abolizione delle facoltà rappresenta uno stravolgimento importante. Molti aspetti che si accavalleranno, però questo cambiamento va fatto e in tempi che non possono essere geologici.

Le critiche degli ultimi mesi l'hanno delusa?

Se mi dessero fastidio le critiche non farei questo mestiere. Credo sia naturale che ci sia fermento in questo periodo, ma poi bisogna prendere delle decisioni se si vuole cambiare qualcosa.

Il 2012 sarà anche il suo ultimo anno in via Belenzani. E' quasi tempo di un bilancio...

Ho lavorato talmente tanto che non ho avuto tempo per guardarmi indietro e credo che i bilanci sia giusto farli alla fine. Mancano ancora 10 mesi e ci sono ancora tante cose da fare, quindi sarebbe prematuro. Certamente, negli ultimi otto anni l'Università di Trento è cresciuta moltissimo ed il merito è di chi ci lavora e ci studia. Abbiamo dimostrato che anche in Italia si può instaurare un modello di università competitiva.

Si parla già di toto-rettore. Lei chi vedrebbe bene come suo successore?

Un nuovo rettore deve fare le sue scelte senza condizionamenti, quindi sarebbe profondamente negativo che io mi esprimessi. Mi asterrò dal parlare della questione sia in pubblico che in privato.

L'ateneo è cresciuto sotto molti aspetti, uno dei quali è certamente l'edilizia universitaria. Cosa c'è ancora da fare da questo punto di vista?

La nuova biblioteca è sicuramente un aspetto sul quale si dovrà ancora ragionare. In questi anni abbiamo quasi completato il piano di edilizia iniziato da Zuelli e portato avanti da Egidi. Era necessario per l'ateneo e direi che attualmente ci sono strutture e spazi adeguati.

Un altro suo pallino è la ricerca: come si può fare per crescere ancora?

E' fondamentale essere selettivi nel reclutamento di persone di qualità. Questo è banale in Europa, meno in Italia dove spesso la logica è quella del "figlio di..." oppure "allievo di...". Ci si deve sforzare nel trovare e far crescere talenti.

La sua lunga esperienza a Trento sta per finire. Dopo otto anni di duro lavoro dicono che si prenderà un anno sabbatico a Barcellona nel 2013. E' così?

Questa era la mia intenzione. L'ultimo scherzo che mi hanno fatto è che dopo 35 anni di servizio pare non si possa più prendere l'anno sabbatico. Se mi sarà negato dalla legge, vorrà dire che andrò in pensione e l'anno sabbatico lo farò comunque. In ogni caso, continuerò a fare ricerca e resterò legato al Trentino, dove ho recentemente assunto l'onere della presidenza della Fondazione Pezcoller. Insomma, non sparirò dalla circolazione.













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