Ateneo, Statuto ancora da rifare

La nuova bozza lascia molti scontenti: «Diversi punti vanno migliorati»


Jacopo Tomasi


TRENTO. La nuova bozza dello Statuto dell'Università di Trento non accontenta ancora i docenti "ribelli", ma comunque spacca il fronte della protesta: da una parte ci sono gli irriducibili che ritengono irricevibile il testo; dall'altra i più morbidi convinti che sia stato fatto un passo avanti rispetto alla «bozza zero», anche se alcuni punti devono ancora essere migliorati. Se la «bozza zero» aveva scontentato praticamente tutto il mondo accademico trentino (basti pensare alle oltre 500 firme raccolte nella seconda petizione che chiedeva una serie di modifiche irrinunciabili) la «bozza uno» - inviata ai docenti dell'ateneo dal rettore Davide Bassi in questi giorni - divide il fronte della protesta.

A dire il vero, la sensazione diffusa è che il testo - così com'è - non sia ancora accettabile. Per alcuni, però, questo secondo tentativo da parte della commissione rappresenta un passo avanti rispetto al primo. Altri, invece, i miglioramenti non li vedono nemmeno con la lente d'ingrandimento. Tra i più critici c'è ancora Stefano Zambelli, direttore del Dipartimento di economia politica. «È sotto gli occhi di tutti - afferma - che le richieste che erano state fatte sono state accolte molto poco. Chi dice che ci sono dei miglioramenti, non so quali elementi abbia per dirlo. C'è ancora moltissimo lavoro da fare per avere un buono Statuto, anche perché la commissione che lo sta scrivendo è pressoché assente, visto che non sta mettendo in atto le forme di consultazione previste dalla norma d'attuazione».

Tra gli altri "promotori" della protesta c'è Lorenzo Sacconi, docente di politica economica, anche lui insoddisfatto dalla «bozza uno». «Rispetto alle richieste che erano state avanzate nei documenti - spiega - sono state fatte delle piccole concessioni, ma anziché essere un onorevole compromesso, il nuovo testo è un insieme di soluzioni pasticciate. Non solo - prosegue - c'è anche un peggioramento macroscopico, come quando si sostiene che i membri del consiglio d'amministrazione saranno esenti dalla disciplina del Codice etico e saranno giudicati da Provincia e Comitato nomine».

Questo punto, assieme alle questioni legate alla nomina e all'elezione del rettore e alle procedure per la modifica dello Statuto, per Sacconi vanno riviste prima che il testo venga sottoposto al voto del Senato accademico. È in parte d'accordo anche Aronne Armanini, ex preside di Ingegneria. «Questo testo rappresenta un passo avanti - sostiene - e i cambiamenti effettuati vanno nella giusta direzione, che è quella di separare le funzioni del Senato accademico (che si deve occupare di didattica e ricerca) e del Consiglio d'amministrazione (che ha il dovere di controllare i conti dell'ateneo). Restano altri passi da fare - continua - e serve la giusta dose di coraggio».

E in questa fase delicata per l'Università, secondo Armanini non ci si deve far prendere dalla fretta. «Non ci si possono permettere errori. Se non si riesce a rispettare la prima scadenza (il 7 marzo, ndr) si può ragionare fino a giugno. Non dico che servano tutti questi mesi - conclude - ma prendiamoci il tempo necessario». Il dibattito, insomma, non è chiuso. Sono pronti altri documenti, contro-bozze, richieste e la commissione Statuto dovrà rassegnarsi a scrivere almeno una «bozza due».













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