Ateneo, monta la protesta contro lo statuto

Zambelli: «Svenduti alla Provincia». Nel mirino le nomine nel cda


Chiara Bert


TRENTO. «Un'università commissariata dalla Provincia». Michele Andreaus, ordinario di Economia aziendale, ha dato voce (ieri sul «Trentino») ai malumori che stanno montando tra i docenti. La paura è di andare verso un ateneo totalmente controllato da Piazza Dante. Nel mirino ci sono la composizione e i poteri del nuovo cda, le modalità di elezione del rettore, i rischi di perdere l'autonomia.

Timori già manifestati in fase di stesura dello statuto e riemersi alla luce della bozza che il rettore Davide Bassi ha inviato il 30 dicembre a professori, studenti e membri del cda. «Il silenzio che ne è seguito non può essere interpretato come un buon viatico», ha scritto Andreaus.

È un silenzio che ha il sapore della quiete prima della tempesta. Al rientro dalle festività natalizie, nelle facoltà ancora mezze deserte, si prepara la controffensiva. Giovanni Pascuzzi, l'ex pro-rettore dimessosi in polemica con le nomine del rettore nella commissione chiamata a redigere il nuovo statuto, il 2 gennaio ha inviato ai colleghi una controproposta che prevede un cda più snello (a 7 anziché a 9) con un solo esponente nominato dalla Provincia (anziché 6). Andrea Leonardi, ordinario a Economia e uno dei firmatari del documento dei 400 docenti che chiedevano a Bassi una commissione consultiva, ammette «la forte preoccupazione».

Il rettore ha convocato per lunedì prossimo una riunione congiunta Senato accademico-commissione per la ricerca scientifica, il 19 ci sarà l'assemblea di ateneo. «Ma rischia di essere tardi», osserva Stefano Zambelli, direttore di dipartimento a Economia e tra i critici della prima ora. «La commissione consultiva avrebbe dovuto obbligare la commissione statuto a fare il suo lavoro, ovvero una serie di consultazioni. Invece abbiamo una bozza scritta da pochi, da gennaio si fanno solo riunioni informali, è un processo poco trasparente. E la svendita dell'Università alla Provincia si avvicina. Era migliore la riforma Gelmini, il nuovo statuto prevede una serie di organismi e non si capirà più chi decide cosa».

Di «pressapochismo pericoloso» parla Paola Villa, rappresentante degli ordinari in cda e alla guida della commissione sul codice etico: «Leggo nella bozza di una Carta dei diritti e dei doveri di cui non so nulla. E far uscire la proposta il 30 dicembre da parte del rettore è vergognoso, taglia le gambe al confronto». I docenti si preparano a dare battaglia, qualcuno arriva a ventilare lo sciopero. «Che garanzie dà un cda con 6 consiglieri nominati dalla Provincia senza nessun paletto?», si chiede un professore che vuole restare anonimo. «Potranno essere 6 amici, è un rischio troppo alto». «E se il cda deve controllare perché gli si dà anche l'incarico di selezionare i candidati a rettore? La verità è che Dellai ha sempre cercato di mettere sotto controllo l'Università e questa volta ci riuscirà».













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