Ateneo, l'assemblea «boccia» lo Statuto

Ultimatum alla commissione: se non si cambia il Senato voterà contro


Jacopo Tomasi


TRENTO. Come un pugile alle corde, ieri pomeriggio, il rettore dell'Università di Trento, Davide Bassi, ha dovuto incassare 16 colpi difficili da digerire. Tanti, infatti, sono stati gli interventi durante l'assemblea d'ateneo che si è svolta a Giurisprudenza (in teleconferenza con Povo e Rovereto) e tutti hanno di fatto «bocciato» l'impianto della bozza di Statuto scritta dall'apposita commissione. Così, dopo le petizioni circolate on line e la freddezza dimostrata da alcuni consigli di facoltà (Economia e Giurisprudenza su tutti, ma anche Ingegneria e Lettere sono su posizioni critiche), il dissenso prende forma e si concretizza in un'ipotesi di ultimatum al rettore.

In sostanza: se non saranno modificati i punti cruciali del testo, verrà chiesto formalmente al Senato accademico di non approvare il nuovo Statuto dell'ateneo. Con il rischio di un "commissariamento", ovvero di far scattare i poteri sostitutivi della Provincia. Ipotesi che, ovviamente, non piace a nessuno. Il tempo per mettere mano alla bozza, però, non è molto: il termine ultimo per l'approvazione in Senato accademico è il 7 marzo. La commissione, dunque, sarà costretta ad un superlavoro nelle prossime settimane per valutare le modifiche richieste e dar vita ad uno Statuto che soddisfi il corpo accademico. Altrimenti, sarà sfiducia.

Con alcuni presidi (Maurizio Giangiulio, Paolo Collini, Luca Nogler...) che hanno fatto intendere una posizione piuttosto dura. Il filo conduttore degli interventi è stato quello della durezza. Per criticare la bozza (in particolare il Comitato di valutazione della nomina di rettore) sono stati tirati in ballo paragoni pesanti con regimi vecchi e nuovi: dal fascismo al Sudamerica all'Iran. I docenti, inoltre, hanno denunciato di essere stati messi in disparte in questo processo nel quale avrebbero voluto essere coinvolti. Alla base dei punti contestati e sui quali sono piovuti gli emendamenti c'è il timore di un controllo eccessivo da parte della politica trentina e per questo è stato chiesto di «riequilibrare» il Cda, che su 9 membri ne vedrebbe 6 nominati dalla Provincia.

A molti piace l'ipotesi-Pascuzzi: 7 componenti di cui rettore, presidente degli studenti, 1 nominato dal Ministero, 1 dalla Provincia e altri 3 da piazza Dante scelti su una rosa di 6 presentata dal Senato. Del Senato accademico viene criticato il peso eccessivo del rettore che può godere di una maggioranza assoluta. Nel mirino anche i "superpoteri" affidati a chi siederà in via Belenzani, le condizioni per la sfiducia ed il Comitato che dovrà valutare le nomine a rettore.













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