«Appalto perso, una sconfitta per tutti»

Rossi all’assemblea degli artigiani che chiedono una riduzione delle tasse e una scuola più attenta al lavoro


di Renato Brianti


MOZZOCORONA. «Dobbiamo lavorare di più sulla competitività, perché quando una gara d’appalto non viene vinta da un’impresa trentina la considero una sconfitta». Il presidente Ugo Rossi è stato chiaro ieri intervenendo come ospite all’assemblea degli artigiani. Se un’impresa trentina non vince un appalto diventa un danno per il sistema Trentino, perché ci rimette il sistema della tassazione ma anche quello della qualità, «perché un’azienda trentina lavora mediamente meglio». Ecco perché secondo Rossi ci deve essere un impegno congiunto della politica e dell’imprese sul versante del lavoro, a cominciare da una riduzione delle tasse (e dei costi) a fronte di investimenti sulla crescita.

Qual è la situazione dell'economia trentina per le piccole e medie imprese si è capito ieri all'annuale assemblea generale dell'Associazione artigiani tenutasi al PalaRotari di Mezzocorona. Il mondo dell'artigianato trentino è composto da 13.248 imprese che occupano 34.500 lavoratori. Dopo i dipendenti pubblici questa è la forza economica più rilevante della provincia, di queste il 75% è rappresentato dell'Associazione artigiani. L'assemblea rappresentava quindi circa 28.000 occupati e il 16% del Pil provinciale con un leggero calo dello 0,3% rispetto al passato, causato dalla crisi dell'edilizia. L'Associazione è un mondo che si muove trasversalmente rispetto alle imprese, le sue 17 sedi rendono 20 milioni di euro in servizi all'anno ai propri affiliati e all'assemblea gli argomenti di fondo degli interventi sono stati tassazione, liquidità e occupazione con la sempre presente percezione di pagare troppo per una burocrazia che ostacola le imprese. Gli artigiani trentini hanno deciso nei mesi scorsi di appoggiare politicamente l'insediamento della giunta Rossi perché il suo programma politico sembrava essere tangente ai loro bisogni. Il governatore, intervenuto come ospite all'assemblea, ha precisato: «Credo che la scelta sia caduta sulla nostra coalizione perché forse rappresentava l'unica possibilità di governo concreta per la nostra provincia, l'unica maggioranza ampia, stabile e forte, in grado di rimettere in moto il volano dell'occupazione. C'è una grande preoccupazione di tutta la società trentina perché bisogna riuscire a tutelare le nostre imprese e serve la partecipazione di tutti. Con l'accordo di Milano nel 2009, ci siamo resi disponibili a concorrere a risanare la finanza pubblica e a sopportare anche maggiori sacrifici ma la situazione finanziaria sta peggiorando e ogni nuovo governo aggiunge sacrifici ai sacrifici. Noi abbiamo proposto il meccanismo del residuo fiscale; grazie al fatto che possiamo godere sui bilanci di una quota consistente di arretrati, possiamo garantire quel concorso che lo Stato ci chiede ma in cambio chiediamo di cristallizzare un metodo che possa essere oggettivo ed equo. Un metodo che oggi è sbilanciato, noi concorriamo al risanamento in misura 2,5 volte in più rispetto alla Sardegna, 1,5 volte rispetto al Friuli. Una proposta trasparente e di responsabilità che cercheremo di portare avanti insieme a Bolzano per proteggere le nostre imprese».

Per il presidente degli artigiani De Laurentis «le imprese hanno necessità di stabilità, più il quadro mostra instabilità e più le imprese vanno in sofferenza; un tessuto mobile non permette né di creare ricchezza, né posti di lavoro. Bisogna rimettere al centro dell'attenzione l'impresa, qualunque essa sia, calibrando su di lei una serie di problemi come sviluppo e ammortizzatori sociali, e visto che i loro costi ricadono su di noi, vogliamo essere in grado di proporre delle proposte alternative per il bene comune». Anche il tema dell'istruzione è rimasto in primo piano per tutta la giornata, tema direttamente collegato a quello dello sviluppo: «Bisogna garantire ai giovani una crescita attraverso una competitività della nostra società, - continua De Laurentis - con un'attenzione al tema dei diritti e alla produttività. Bisogna riuscire a introdurre la cultura d'impresa nel sistema scolastico, un nuovo modello insieme alle strutture produttive. Noi immaginiamo una nuova istruzione dove in alcuni poli informativi le imprese possano essere dentro la scuola in maniera costante con un rapporto costruttivo fra i ragazzi che studiano e quelli che lavorano, potenziando anche le scuole professionali».













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