«Anziani, più servizi per un’assistenza domiciliare adatta»

Trepin della Consulta Terza età non ritiene che il problema siano i posti in Rsa: c’è ricambio e arrivano nuove strutture


di Luca Marognoli


TRENTO. Non sono i posti nelle Rsa ad essere insufficienti, ma i servizi necessari ad offrire un'assistenza domiciliare qualificata. Dando alla persona la possibilità di vivere l'ultima parte della sua vita tra le comodità e gli affetti dei propri cari, alleviando il peso delle famiglie con il personale necessario e, al contempo, risparmiando sugli alti costi delle case di riposo. Lo sostiene Livio Trepin, presidente uscente della Consulta provinciale Terza età.

«L'assemblea è scaduta con la fine della legislatura e la Provincia deve nominare la nuova. Sono in ritardo: l'abbiamo già fatto presente all'assessore, con una lettera in ottobre. Abbiamo chiesto di essere ricevuti, ma nessuno risponde. Si vede che non interessa alla giunta... Nel frattempo hanno nominato le consulte della salute e della famiglia, che sono già operative da diversi mesi». Trepin parla a titolo di segretario della Federazione anziani e pensionati Acli.

Per Giacomelli dell'Upipa ci sono mille persone in lista di attesa per le Rsa.

Saranno anche di più, normalmente si aggirano attorno alle 1000-1200. Ma parliamo di una lista di attesa dinamica: nelle Rsa c'è un'alta mortalità, del 45% ogni anno. Su 4.500 posti, 2000 si liberano.

L’Upipa accusa anche la Provincia di non avere dato risposta alla richiesta di aumentare i posti letto.

Perché rispetto agli altri noi abbiamo più posti convenzionati. Si continuano a tagliare le risorse, ma i 60 posti della Solatrix sono stati accreditati. Non solo: 2-3 anni fa è stata aperta la Rsa di Lisignago, anche lì con una sessantina di posti. Inoltre, in via Piave l'anno prossimo verrà inaugurata una struttura enorme, mentre a Cadine in primavera si trasferirà la casa famiglia di via Borsieri, guadagnando 30 posti, da 60 a 90. Ci sono anche diversi ampliamenti.

Qual è il problema vero?

Si vive di più e gli ultimi anni della vita si è costretti a entrare in casa di riposo. I figli sono sempre meno: guardi il dato della natalità di quest'anno. Abbiamo toccato il fondo: sono nati 4.500 bambini, ma solo 3000 trentini. Fra qualche anno un giovane avrà a carico 4 o 5 anziani. Il ricambio non c'è e le famiglie sono sempre più oberate.

Qual è la grande sfida per il futuro? Garantire un'adeguata assistenza domiciliare, delle case protette o cos’altro?

La Provincia ha fatto la scelta di potenziale la domiciliarità, ma non si fa sulla carta. Bisogna fare in modo che gli anziani restino in casa, anche perché costa meno. Occorre garantire servizi, perché non sono abbastanza. Nel 2012 hanno distribuito soldi per pagare la badante: l'assegno di cura è diventato una maggiorazione dell'indennità di accompagnamento. Ma che garanzia abbiamo dalle badanti?

In che senso?

Non sappiamo se sono in regola, qual è la loro formazione e se hanno l'adeguata preparazione. Si immagini la persona che sta accanto al demente o al malato di Alzheimer: lo stesso familiare va in crisi... Va garantita la continuità assistenziale.

Quali servizi servono?

Oltre a quelli di prima necessità, la presenza dell'infermiere, quella di un medico, quando serve del personale per la riabilitazione, per garantire la permanenza in casa. Ci sono anche le Rsa che stanno cominciando a fare dei servizi esterni, a domicilio, con i loro infermieri. Sono cose che stanno iniziando...

Però non è sufficiente quello che c'è adesso...

No, va potenziato. Noi avevamo chiesto di dare la priorità ai buoni di servizio, i cosiddetti voucher, invece che assegnare soldi contanti.

Il dato significativo è che si va verso una popolazione più anziana, ma anche verso un numero crescente di non autosufficienti.

Questo è fuori di dubbio. Si può vivere anche fino a 100 anni, ma gli ultimi anni di vita si cade nella fragilità.

Anche in questa direzione, quindi, bisogna agire.

Bisogna agire su due fronti: sull'invecchiamento attivo della popolazione per mantenere l'anziano in buona salute. Chiaro che poi si diventa più deboli e qui bisogna lavorare sui servizi domiciliari o sui centri diurni, che sono pochi e pieni. La casa di riposo è l'ultima spiaggia.

Davvero va considerata come tale?

Sì, questo anche per i costi: bisogna fare i conti con le disponibilità economiche. Per le stesse famiglie pagare 1500 euro non è un scherzo. A domicilio i costi sono minori, anche se di poco. Con la differenza che sei a casa tua. Hai una libertà diversa. È tutta un'altra cosa: vivi tra i tuoi affetti e senza le costrizioni della casa di riposo.













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