Ierta Pozzer: «Carabinieri da applausi» 

C.S. ha chiesto l’abbreviato e sarà giudicato il 20 dicembre, ma intanto non potrà muoversi dal comune dove è residente


di Luca Marsilli


ROVERETO. Negare era difficile, essendo stato fermato dai carabinieri con nel borsello il sacchetto con i gioielli appena ricevuti dalla sua vittima. Ieri mattina, davanti al giudice che doveva convalidare l’arresto, C.S, 42 anni, napoletano ma residente a Buggiano in provincia di Pistoia, non avrebbe fornito alcuna linea difensiva. Ha chiesto il giudizio con rito abbreviato ed il giudice Carlo Ancona, che aveva appena convalidato l’arresto, ha fissato l’udienza al 20 dicembre. Come era prevedibile, l’uomo è stato scarcerato (per la truffa, sia pure aggravata, in assenza di precedenti specifici, era difficile pensare che potesse essere tenuto in carcere fino al giudizio) ma il procuratore De Angelis ha chiesto, ed il giudice concesso, la misura cautelare dell’obbligo di dimora: tutti i giorni dovrà recarsi a firmare alla caserma dei carabinieri di Buggiano, per provare così che non si è allontanato. Curioso il siparietto all’uscita dall’aula tra C.S. ed il carabiniere che gli spiegava che doveva prendere il treno e tornarsene a casa, e appena messo piede a Buggiano presentarsi alla caserma dei carabinieri ai quali nel frattempo sarebbero stati inviati i documenti che lo riguardavano. L’uomo chiedeva se ci fossero i carabinieri, a Buggiano, stupendosi della risposta positiva. Considerato che quel comune fa 700 abitanti, che uno che ci abita possa non sapere se ci sono o meno i carabinieri pare strano, ma così è.

Per il resto, la giornata di ieri ha permesso di capire che dietro l’arresto c’è stato qualcosa in più della fortuna. I carabinieri in realtà si erano portati sotto la casa in cui si stava consumando la truffa perché stavano tenendo d’occhio l’uomo. Sulle tracce del quale sarebbero stati messi da altri roveretani che quella mattina avevano segnalato telefonate sospette da un numero che ha permesso loro di individuare il sospetto truffatore. Come hanno sentito Ierta Pozzer, la donna truffata, che dal terrazzo chiamava l’uomo chiedendogli di fermarsi, e vedendo che lui invece allungava il passo, lo hanno fermato loro.

Proprio la testimonianza della signora Pozzer, madre tra l’altro del consigliere comunale dei Verdi Ruggero, è stata l’elemento centrale degli accertamenti compiuti mercoledì e della ricostruzione in aula di quanto accaduto, ieri mattina. È arrivata a palazzo di giustizia assieme ai carabinieri: “I miei angeli custodi, sono stati da applausi”, ripeteva quasi come un intercalare. “Quando leggo cose di questo tipo che capitano ad altri, mi viene sempre da pensare che potevano stare un po’ più attenti. E invece ci sono cascata in pieno. Quando mi ha detto “Chiami i carabinieri e si faccia spiegare da loro cosa fare” all’agitazione si è aggiunta la certezza che fosse tutto vero. Il numero l’ho fatto io: mai pensato che qualcuno potesse mantenere occupata la linea”. Bravissimi, poco da dire. “Devo anche chiedere scusa ai carabinieri veri - aggiunge la signora - perché quando mi hanno invitata a scendere e seguirli ormai non mi fidavo più di nessuno. Erano in borghese e con l’auto civetta: scottata, ho pensato che fosse solo un’altra puntata di quella messinscena». Ed in effetti gli otto uomini presenti in Lungo Leno al termine dell’arresto, hanno dovuto chiedere in centrale che fosse mandata anche l’auto “ufficiale” con dei colleghi in divisa, perché sull’auto civetta e con loro in borghese, la donna non saliva proprio.

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