«Aquaspace ora caccia gli operai dopo aver fatto cassa per anni» 

Tancredi (Uiltec): Bonazzi minaccia di abbandonare il Trentino, non ci stupiscono le sue dichiarazioni Per la prima volta qualcuno gli dice di no e come al solito pagano i lavoratori che non hanno colpe



ROVERETO . I quattro operai che hanno subìto il licenziamento in tronco all’Aquaspace sono una pessima notizia non solo per il fatto in sé ma soprattutto «per le probabili responsabilità dirette dell’ azienda che li pongono i licenziamenti su un piano diverso dai licenziamenti “comuni”, motivo per cui l’ azienda non ha potuto fare ricorso agli ammortizzatori sociali». A sostenerlo è Alan Tancredi della Uiltec Uil, preoccupanti anche dalle dichiarazioni del padrone di Aquafil, Aquaspace e Tessil4, con cui Giulio Bonazzi minaccia di abbandonare il territorio trentino. «Dichiarazioni il cui tenore non ci stupisce visto quanto accaduto dal 2013 in poi» osserva Tancredi, che spiega: «Il 2013 è uno spartiacque importante nelle relazioni industriali, soprattutto in Aquafil perché quando ci furono i tagli sulle retribuzioni nacque un fronte di contestazione e critica alle politiche aziendali che non è mai stato ascoltato e nemmeno le proposte che abbiamo presentato. La mancata applicazione nel 2014 dell’articolo 2112 c.c. nel trasferimento del reparto Master da Aep a Aquafil che abbiamo dovuto far rispettare con l’ intervento di un avvocato, i 750 mila euro di contributi provinciali rifiutati, i provvedimenti disciplinari finiti davanti ad un giudice perché l’ azienda non ha mai voluto conciliare, la chiusura della Borgolon e non ultimo lo stato di agitazione in Aquafil nel quale abbiamo chiesto un segnale di distensione per i lavoratori che dal 2014 hanno visto tagliare le retribuzioni degli integrativi aziendali chiedendo un ammorbidimento delle trattenute nel secondo livello per malattia, sono segnali di una relazione sindacale che non c’ è, a meno che non sia subordinata ai voleri aziendali». Il tutto stride con i record dei bilanci degli ultimi 4 anni: «Abbiamo chiesto di restituire ai lavoratori una piccola parte. No. “Se volete è così, altrimenti no” Parole che sono divenute un mantra. Abbiamo dovuto prendere le nostre debolezze sindacali e spesso tacere per evitare di trasferire le relazioni sindacali dal giudice e soprattutto per evitare che il clima delle aziende si traformasse negativamente per i lavoratori. Ora qualcuno sta dicendo no al padrone e ineluttabile è che come sempre paghino i più deboli, i meno protetti quelli che guadagnano la diciottesima parte di un dirigente, uno di quei dirigenti che dicono sempre no. I lavoratori hanno subito e stanno subendo una situazione della quale non sono responsabili, vedremo di chi sarà la responsabilità di questa brutta storia del depuratore. Faccio una domanda: chi li ha messi in questa situazione? Dalle dichiarazioni sembra che esista un responsabile. Alle organizzazioni sindacali piacerebbe sapere chi è. Dalle dichiarazioni sembra che ci siano delle responsabilità della Provincia. Quali sono? Doveva pensarci prima? Che è come: “così impari”?» Il segretario Uiltec non condivide il tenore e il merito di quanto dichiarato intende rivolgersi «a tutti gli organi competenti per la tutela dei lavoratori».

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