La gestione del castello è divisa tra due manager  

Verso l’apertura. Affidata a Cristina Eberle (marketing) e Raffaele Guidotti (ospitalità) la responsabilità di guidare la nuova stagione del maniero che punta sulla cucina di chef Aquino


ROBERTO GEROLA


PERGINE. Il Castello di Pergine non avrà più la sua castellana. A gestire l’antico maniero sarà la Fondazione attraverso una serie di figure a capo di ciascun settore. Dopo l’annuncio che lo chef Alfonso Aquino guiderà lo staff in cucina, due altri personaggi sono già al lavoro in questi giorni: Cristina Eberle in qualità di marketing manager e Raffaele Guidotti di hospitality manager. Anche il maniero si adegua, insomma. Insieme ad altri “esperti” costituiscono lo staff sul quale la Fondazione farà affidamento.

I nuovi manager

Cristina Eberle ha una notevole esperienza soprattutto per i molti anni di lavoro nel settore turistico e in particolare nelle Apt; un altro suo punto di forza sono le conoscenze e le lingue (tedesco e inglese correttamente). Analogo discorso per Raffaele Guidotti, con alle spalle esperienze come maitre d’hotel il località e strutture importanti.

Una sorta di “rivoluzione” quindi a livello di gestione in capo alla Fondazione: come personale e come struttura «sempre per essere all’altezza delle aspettative», spiega Carmelo Anderle, presidente dell’ente che il 29 novembre scorso aveva acquistato il castello. E nel contempo accenna alle molte novità in corso d’opera.

L’antico maniero perginese è, infatti, al centro di un’operazione di restyling generale e profonda in vista della ormai prossima inaugurazione fissata per il 13 aprile.

Per esempio, il disastroso evento di fine ottobre ha costretto la Fondazione ad intervenire: taglio degli alberi, pulizia del bosco, accordi per distribuzione della legna ai privati. Ma oltre a ciò, anche molti interventi di sistemazione dei sentieri, del giardino interno, e dell’interno stesso del castello con pulizie generali con tinteggiature e sistemazioni dove era necessario.

I lavori sono avvenuti attraverso imprese, ma anche e molti volontari. «Ci sono stati tanti perginesi e non, che si sono offerti di prestare la propria opera - ci ha detto Carmelo Anderle - e grazie anche a loro si è capito che sono in molti a voler bene al castello». Le sale sono ora tutto un cantiere proprio per le novità che si intendono proporre agli ospiti. Intanto, alla data del 25 febbraio le sottoscrizioni hanno superato quota 620.000 euro nel numero di 815 versamenti; le associazioni che hanno contribuito sono oltre 50, le aziende sono oltre 20.

Tanta burocrazia

Ma l’aspetto burocratico-amministrativo, tiene sempre banco. Prima e dopo la storica data dell’acquisto del castello, sono stati mesi durante i quali, la burocrazia l’ha fatta inevitabilmente da padrone, anche perché nel panorama trentino (quanto meno) l’operazione rappresentava (e rappresenta tuttora) una novità assoluta per il rapporto tra il pubblico (la Provincia) e il privato (prima il Comitato poi la Fondazione). Lo zampino della burocrazia c’è stato per la firma del contratto di compravendita, per la documentazione necessaria per il contributo provinciale (1.850.000 euro) e anche per la liquidazione dello stesso. I termini per la presentazione della documentazione erano il 23 febbraio scorso. Per evitare problemi, la Fondazione ha chiesto una proroga proprio per poter completare il “malloppo” con tutti quegli atti pubblici necessari. Principalmente le registrazioni alla Camera di commercio della nuova proprietà delle quote (acquistate dalla Fondazione) della società Castel Pergine (che gestiva la struttura). Solo in questo modo la Fondazione può gestire l’attività della struttura dal punto di vista ricettivo e alberghiero. Ma anche l’intavolazione del mutuo concesso dalla Cassa Rurale Alta Valsugana ha avuto il suo ruolo. Il nuovo termine, fissato con determina del dirigente (Dipartimento cultura) è il 29 agosto prossimo.

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