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«I nonesi ladini sono  minoranza discriminata»

MALOSCO. I prossimi mesi saranno decisivi per la questione, ormai annosa, del riconoscimento della ladinità dei nonesi. Questa almeno l’opinione di Walter Clauser, sindaco di Malosco e presidente da...



MALOSCO. I prossimi mesi saranno decisivi per la questione, ormai annosa, del riconoscimento della ladinità dei nonesi. Questa almeno l’opinione di Walter Clauser, sindaco di Malosco e presidente da un paio di mesi dell’associazione culturale “Rezia”. «Abbiamo riscontrato disponibilità da parte del presidente Maurizio Fugatti, gli porteremo nei prossimi giorni una relazione con tutte le documentazioni storiche, giuridiche e linguistiche» - ha detto Clauser nel corso della serata che si è tenuta recentemente a Malosco per presentare al pubblico il volumetto “La ladinità nonesa: aspetti giuridici e costituzionali, garanzie legislative e del diritto amministrativo”. Il testo porta la firma di Massimo Luciani, docente di diritto costituzionale all'Università “La Sapienza” di Roma e avvocato specialista nel settore delle minoranze linguistiche a livello internazionale.

Luciani nel suo libro dedica un breve capitolo alla legittimità del trattamento giuridico attualmente praticato al gruppo linguistico ladino della valle di Non e sul “vizio di disparità” di trattamento, originatosi dalla differenza di trattamento tra i ladini della valle di Non rispetto ad altre minoranze linguistiche. Effettivamente per questo gruppo linguistico insediatosi nella valle del Noce (valle di Non e val di Sole) non è prevista alcuna tutela specifica nell’ordinamento giuridico, tanto che, tale omissione, appare all’autore “irragionevole” a fronte dei dati storici e sociologici che sono stati nel tempo esposti. Ragionamento condiviso, nel corso della serata di Malosco (moderata dall’ex consigliera provinciale Caterina Dominici), dall’avvocato Sergio de Carneri, già parlamentare dell’allora Pci e già membro autorevole della Commissione dei Dodici, che definisce la minoranza linguistica nonesa ladina, “l’unica minoranza ladino - retica esistente in Italia”. E precisa: “Essa infatti è l’unica vivente testimonianza dell’innesto della lingua romana su quella delle popolazioni retiche insediate da mezzo millennio avanti Cristo sul versante sud delle Alpi, che dei Reti portano ancora il nome, gli Anauni”. La prova è la Tavola Clesiana che riproduce l’editto del ’46 dopo Cristo dell’Imperatore Tiberio Claudio, che conferiva agli Anauni la cittadinanza romana. Ma la ladinità nonesa non ha solo una legittimazione storica, si pure incontrovertibile, ma anche provvedimenti nazionali ed europei. Di questo nello specifico ha parlato la Dominici che ha ricordato la legge dello Stato italiano n. 482 del 1999, quella che prevede «sia considerata minoranza linguistica la popolazione che si dichiari, a seguito di un censimento, appartenente ad una minoranza linguistica ladina per almeno il 15%». Dunque non vi sono dubbi, per lo Stato italiano la popolazione della valle del Noce, dichiaratasi ladina per il 25% nel censimento del 2011, risulta essere una minoranza linguistica. Ma questo automatismo, che vale per le altre Regioni italiane a Statuto ordinario, non si applica per il Trentino che gode dell’Autonomia Speciale. Da qui la disparità lamentata dalla Dominici. «La minoranza linguistica ladino nonesa – ha detto - è incastrata in un “vizio di legge”: la parte finale del procedimento spetta alla Provincia di Trento che, prendendo atto del riconoscimento dello Stato, dovrebbe prevedere l’inserimento di nuove norme di attuazione nello Statuto vigente; un iter che finora non si è concretizzato». Ma non dispera come detto il neo eletto presidente di Rezia, Walter Clauser, che si dice speranzoso e per il quale i prossimi mesi saranno decisivi per chiudere in un modo o nell’altro la partita. (g.e.)















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