La testimonianza

Leopoli, il cooperante bolzanino: «Mandateci un’ambulanza» 

Manuel Tartarotti: «Qui manca tutto, specialmente i farmaci per ricostruire i tessuti dei feriti gravi». L’appello a Croce Rossa e Croce Bianca: «Ci serve un vostro mezzo per trasportare i bimbi critici oltre il confine polacco»



BOLZANO. «Qui a Leopoli manca di tutto, specie i medicinali. Qualunque aiuto esterno è il benvenuto, ma il massimo sarebbe che qui ci arrivasse un’ambulanza mandata da Bolzano, messa a disposizione dalla Croce rossa o dalla Croce bianca. Sarebbe un gesto simbolico bellissimo, ma soprattutto sarebbe di enorme utilità. Ci servirebbe per trasportare in Polonia i bimbi più gravi, i casi critici. Solo due ore di viaggio, ma al momento non abbiamo un nostro mezzo a disposizione e questo complica tutto».

È l’accorato appello lanciato dal bolzanino Manuel Tartarotti, capomissione in Ucraina per la Ong Soleterre, arrivato una settimana fa nel paese martoriato dalla guerra assieme a due colleghi e al chirurgo Roberto Brambilla, che opera i bambini feriti all’interno di una struttura sanitaria in cui si curano i malati oncologici.

«Siamo arrivati una settimana fa», raccontava ieri sera al termine di una giornata di lavoro infinita. «Prima io ero in Giordania, lunedì scorso, passando da Milano, siamo arrivati in Polonia. Dopo il primo bombardamento di Leopoli, mercoledì, siamo entrati in Ucraina assieme ad un convoglio umanitario. Qui in città almeno due o tre volte al giorno suonano le sirene e ci si deve rifugiare nel bunker sotto al centro di riabilitazione». Una situazione cui al limite ci si abitua anche, spiega il 32 enne bolzanino, ma difficoltosa.

Tartarotti fa un esempio: «Nei giorni scorsi Roberto stava operando una bimba e ha sentito un forte scoppio: stavano bombardando a venti chilometri da lui». Sotto i ferri, l’unica sopravvissuta della sua famiglia. «Si è salvata solo perché la madre l’ha letteralmente lanciata fuori dalla finestra al primo piano quando ha sentito gli aerei russi che arrivavano per bombardare». Operare durante un bombardamento un’orfana ferita gravemente durante un bombardamento. È questa la realtà di Leopoli, la città più occidentale dell’Ucraina, finora risparmiata.

Con Brambilla, spiega il cooperatore bolzanino, si sono lanciati tanti appelli. «Servono farmaci specifici. Roberto si occupa di ricostruire arti amputati, cura ferite da strappo, lacerazioni da scoppio. Servono farmaci a base di cellule staminali, per far ricrescere la carne, la pelle. Sono molto costosi». Ma i farmaci non bastano. «Ci stiamo coordinando con la Croce rossa, con la protezione civile, però avremmo bisogno noi stessi di un’ambulanza attrezzata, per i casi più gravi».

A Leopoli sono arrivate ambulanze da Malta, dalla Germania. «Sarebbe un bel gesto se ne arrivasse una da Bolzano per trasportare i bimbi più gravi in Polonia e paesi terzi, Italia compresa». La situazione è pesante, in città. «Arrivano centinaia di feriti al giorno, abbiamo visto dottori operare nei corridoi, le sale operatorie sono oberate. Il nostro esperto sta dando loro una grande mano».

Soleterre, la Ong per cui lavora Tartarotti, è di Milano e dal 2003 opera in Ucraina per aiutare i piccoli malati oncologici. «Il paese è tra i più poveri d’Europa, non ci sono cure gratuite». L’Ong ora è stata fra le prime a muoversi per organizzare dei ponti aerei con l’Ucraina. «Se qualcuno volesse donare, basta un bonifico con causale: farmaci. Dal nostro ufficio stampa arriverà una comunicazione per spiegare dove e per cosa sono stati usati. Per noi la trasparenza è una priorità assoluta».

Il bolzanino Tartarotti, classe 1990, dopo la maturità al liceo Carducci ha studiato Comunicazione in Bicocca e Relazioni internazionali a Ca’ Foscari. Poi la prima esperienza in Congo, qualche mese come cooperante per una Ong che si occupava di malnutrizione. Tartarotti ha poi lavorato in India, in Palestina, in Kurdistan, in Libano, in Siria, in Guatemala. Infine in Giordania. «Poi - racconta - sarei dovuto partire per lo Yemen, ma per via della situazione di emergenza ho deciso di cambiare programmi. Mi è stato proposto questo progetto, l’organizzazione mi è piaciuta...» Ora, come esperto che ha già operato in zone di guerra, è stato nominato a capo di una missione tutt’altro che semplice da gestire.













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