«Anche il Comune valorizzi la cascata dell’Ampola» 

La proposta dello storico. In vista dell’apertura del parco privato Giovanni Zontini chiede a Storo di farsi carico del sito: l’accesso resti libero e disponga segnaletica adeguata sul Forte


Stefano Marini


Storo. L'imminente apertura di un parco privato storico privato nei pressi della cascata d'Ampola non ha lasciato indifferenti i cittadini di Storo. Uno in particolare, Giovanni Zontini ex insegnante e fra i maggiori esperti di storia locale, lancia 2 proposte all'indirizzo del Comune di Storo. La disposizione di segnali che indichino l'accesso libero alla cascata e la posa di un pannello che riassuma l'articolata storia del forte d'Ampola e dei luoghi che lo circondano.

L’idea

«È encomiabile che un privato si presti a valorizzare un luogo pieno di storia e un sito d'interesse ambientale come la zona della cascata d'Ampola - dice Giovanni Zontini - bisogna però che sia ben chiaro come l'accesso alla stessa resti libero. Il Comune di Storo dovrebbe farsi carico della cosa, disponendo una segnaletica adeguata. La seconda proposta riguarda invece la storia dell'area, che sarebbe opportuno sottolineare con cartellonistica adeguata che riassuma gli eventi della terza Guerra d'Indipendenza ma anche della prima Guerra Mondiale, dando anche conto della presenza di fossili di Megalodon Gumbeli molto diffusi in loco».

La storia

Quanto alla storia del forte d'Ampola, Giovanni Zontini precisa che: «Il forte d'Ampola viene completato dall'esercito austroungarico nel 1860, quindici anni dopo che era stata aperta la via che collegava Storo alla Val di Ledro. Nell'area erano presenti attività economiche, ad esempio la fucina Glisenti che impiegava 40 operai. Il forte venne costruito dall'Impero austroungarico per sbarrare l'accesso alla Val di Ledro».

Il magazzino per carbone

«Quello che è importante capire è che la struttura diroccata che si vede oggi nei pressi della cascata non è ciò che resta del forte ma una costruzione successiva alla prima guerra mondiale, un magazzino per il carbone che veniva prodotto a Bondone e raccolto in quel punto per facilitarne la vendita ai grossisti - continua Giovanni Zontini -. Questo è facile verificarlo osservando le fotografie e le stampe d'epoca che riguardano l'area della cascata. Il forte era una struttura doppia che sorgeva più indietro rispetto all'area su cui successivamente sarebbe sorto il magazzino e l'unica sua parte ancora visibile è posta più in alto lungo la strada».

Il chiarimento

C'è poi un altro aspetto da chiarire: «Non furono i garibaldini ma gli austriaci a demolire il forte - conclude l’ex insegnante ed esperto di storia locale, Zontini - gli eventi del 1866 avevano infatti dimostrato come la struttura fosse inutile a proteggere la Val di Ledro. Era stata aggirata e successivamente assediata dalle camice rosse, capitolando il 19 luglio 1866, proprio 2 giorni prima della battaglia di Bezzecca, pertanto gli austriaci, quando rientrarono in possesso della zona preferirono distruggere la struttura, definendo linee di difesa più arretrate ma meglio difendibili».

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