Pian dei Fiacconi, futuro incerto 

Marmolada. Il rifacimento obbligatorio della cestovia del Fedaia, con l’eventuale arroccamento alcuni metri più in alto rispetto all’attuale, avrebbe contraccolpi pesanti sul rifugio, specie d’estate. Il gestore Trevisan: «Sarebbe un colpo basso»


Elisa Salvi


Val di fassa. Gli oltre cento centimetri di neve caduti, in questi giorni, sulla Marmolada rappresentano una manna per il ghiacciaio, le riserve d’acqua e pure per chi lavora sulla Regina delle Dolomiti. Tra questi, Guido Trevisan, titolare del Rifugio Pian dei Fiacconi a 2.626 metri di quota, che dall’estate 2019 con altri tre soci gestirà anche il Rifugio Ghiacciaio Marmolada, l’altro presidio alpino presente nella località a 2.700 metri. «Differenzieremo l’offerta delle strutture puntando più sull’accoglienza degli alpinisti al Pian dei Fiacconi, che ha 25 posti letto, mentre su quella dei turisti al Ghiacciaio Marmolada che invece conta 8 posti letto», spiega Trevisan, che fino al 5 maggio in Marmolada accoglie soprattutto sci alpinisti e freerider in quello che è considerato il regno del fuori pista.

La cestovia del Fedaia

L’apertura della cestovia del Fedaia, avvenuta quest’anno solo il 30 marzo, non l’ha particolarmente danneggiato. «Lavoro qui da vent’anni - afferma Trevisan - e la mia clientela sa che a fine febbraio sono al Pian dei Fiacconi, perciò arriva con sci da alpinismo e pure con le ciaspole. Poche invece le persone salite per lo sci alpino, lo scorso week end (primo di apertura dell’impianto), vedremo se aumenteranno dopo il 7 aprile con le skiarea fassane chiuse». Se l’attività ridotta a un mese della cestovia (chiude l’1 maggio) non incide troppo sull’andamento invernale del rifugio, al contrario il rifacimento dell’impianto - obbligatorio per i titolari, i gardenesi Mahlknecht, perché ai primi di dicembre di quest’anno raggiungerà il cosiddetto “fine vita tecnico”- con eventuale arroccamento spostato di alcuni metri più su rispetto alla posizione attuale, avrebbe contraccolpi pesanti sul Pian dei Fiacconi: «Sarebbe un colpo basso - afferma Trevisan - che minerebbe, specie l’estate, l’attività del rifugio se si percorresse questa strada progettuale».

L’ipotesi del sindaco

Vi ha fatto riferimento Silvano Parmesani, sindaco di Canazei, alcuni giorni fa proprio sulle pagine del “Trentino” in un articolo che annunciava l’ultima primavera della cestovia. Parmesani, precisando che in Comune non è stato presentato alcun progetto del nuovo impianto della Marmolada (che in primis dovrebbe superare l’iter di approvazione provinciale), ha ipotizzato un eventuale arroccamento a una quota di poco superiore, per ragioni di sicurezza valanghiva.

«Serve collaborazione»

«Entrambi i rifugi e l’area che li circonda presentano analogo rischio valanghivo - sostiene Trevisan - perciò lo spostamento più su dell’arrivo dell’impianto non garantisce maggiore sicurezza. Credo che Provincia e amministrazione di Canazei, valutando il rifacimento impiantistico, debbano tenere presenti le complesse dinamiche economiche della Marmolada, agevolando situazioni di collaborazione proficua per chi, con sacrificio, fa impresa quassù». A queste considerazioni si aggiunge il fatto che in caso di rinnovo degli impianti, secondo il piano di sviluppo della Marmolada, è previsto che si ottenga l’accordo da parte del Veneto, ora niente affatto scontato, per via della controversia in atto sui confini della cima più alta delle Dolomiti, tra Regione Veneto e Provincia di Trento.

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