Biblioteca, da 50 anni una culla di democrazia 

Riva, presentato il lavoro di Ruggero Morghen sul mezzo secolo di attività Primo promotore fu Giacomo Vittone, che individuò gli spazi nella Rocca


di Alessandra Cattoi


RIVA. La biblioteca pubblica è un istituto della democrazia. Perché custodisce i libri, li fa circolare tra le persone gratuitamente, fa socializzare i ragazzi che ci vanno per studiare, i pensionati per leggere il giornale, i bambini ad ascoltare le letture ad alta voce. Così, a cinquant’anni dall’inaugurazione della Biblioteca Civica di Riva, il Comune ha voluto ricordare pubblicamente ieri mattina la nascita di un’istituzione che ancora oggi rappresenta un punto di riferimento per la comunità. E ha voluto documentare i momenti più significativi dei primi anni di attività in una pubblicazione, “Nascita di una biblioteca”, curata per l’occasione da Ruggero Morghen, bibliotecario a Riva fin dagli anni ‘80.

Il progetto di una biblioteca pubblica, sostenuto da alcuni illustri cittadini rivani e dall’amministrazione comunale, risale agli anni ’50, con un promotore molto determinato, Giacomo Vittone, attivamente impegnato nel reperire i volumi e individuare gli spazi adatti all’interno della Rocca, per creare un luogo che avesse un legame stretto con il museo civico ma con una sede propria. E certamente si può dire che quella di Riva sia una biblioteca fondata sulle donazioni, con una lunga lista di coloro che donavano i libri per arricchire il fondo tra cui si ricorda il geometra Mario Pollini, il cavalier Bertagna, l’avvocato Ballardini, ma anche la Sat di Trento, il ministero della pubblica istruzione che fornì l’opera omnia di Dante o Giulio Oliveri che da Torino fa arrivare settantasei volumi di narrativa in inglese. Il merito va poi riconosciuto ai due sindaci, Viola e Molinari, che hanno dotato la biblioteca degli strumenti per farla funzionare al meglio, considerandola un luogo cruciale per la formazione di tutti i cittadini, dai bambini delle scuole fino ai militari delle caserme di Viale dei Tigli e di San Giacomo.

Il servizio venne aperto al pubblico nel 1965 ma si dovranno attendere ancora quattro anni per arrivare all’inaugurazione ufficiale, il 4 ottobre 1969. «La Biblioteca è pronta – scrisse per l’occasione il sindaco Viola - Per la prima volta nel corso della sua storia millenaria Riva ha la sua biblioteca civica. Nata su un solaio, povera di mezzi ma dignitosa e anche abbastanza ricca di contenuto per potersi imporre e competere con tutte le altre della Regione e dell’Italia». Alla cerimonia inaugurale, organizzata nell’auditorium della Rocca, spiccò l’intervento di Lino Montagna, orinudo di Riva ma all’epoca assessore all’educazione del Comune di Milano: «Pubblica, non significa aperta al pubblico. Pubblica è da intendere un luogo per tutti, qualunque sia il loro ideale politico e loro credo religioso. Tutti devono trovare in biblioteca la soddisfazione dei propri interessi, in questo modo la biblioteca è veramente pubblica». Ed era proprio questo lo spirito con cui i rivani andavano in biblioteca. Molti ricordano ancora oggi i pomeriggi passati in religioso silenzio sotto gli occhi severi del direttore Crosina a sfogliare la mitica Treccani, che quasi nessuna famiglia si poteva permettere, per fare le ricerche scolastiche. Oppure ad ascoltare i dischi in alta definizione nella nuovissima fonoteca, chiamata da tutti la “discoteca”, dotata di giradischi ad alta fedeltà, amplificatori, cuffie e altoparlanti per l’audizione collettiva.

Nell’album della memoria è rimasto impresso in maniera indelebile il “signor Pedri”, innamorato dei libri, sempre disponibile per un consiglio ai grandi e per indicare le letture dei più piccoli. Se un libro non era disponibile in Rocca, lui riusciva comunque a trovarlo, lo portava da casa o tramite altri canali tutti suoi, ma nessuno poteva rimanere deluso. Oggi, con cinquant’anni di attività e di esperienza alle spalle, non è cambiato poi tanto. La biblioteca civica è ancora lì, certamente più ricca, animata e tecnologica, pronta ad allargare la propria sede per ospitare più sale e più pubblico, ma pur sempre saldamente ancorata ai valori e agli ideali su cui poggiano le sue fondamenta.















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