Quando lo sport era del proletariato



Molti sanno che la Gazzetta dello sport, il più conosciuto e diffuso quotidiano sportivo d’Italia, fu stampato su carta verde dal giorno della prima uscita, il 3 aprile del 1896, fino al 2 gennaio 1899, quando diventa rosa, colore che ne diverrà marchio indelebile. Pochi invece, con ogni probabilità, sanno che su carta verde furono stampati i ventidue numeri di un settimanale sportivo unico nel suo genere. Si chiamava Sport e Proletariato, il primo numero è del 14 luglio 1923, l’ultimo dell’8 dicembre di quello stesso anno.  Ed in quella stagione, già segnata dallo squadrismo fascista - che arrivò a devastare la redazione e la tipografia del giornale e di fatto sanzionandone la fine - il settimanale arriva a vendere quasi diecimila copie, cifra notevole che ne fece, seppur per un breve periodo, il rivale della più “borghese” Gazzetta. La vicenda editoriale, e non solo, di Sport e Proletariato è esemplarmente ripercorsa in un saggio, fresco di stampa, di Alberto Di Monte (Mursia editore). Geografo, webmaster ed appassionato escursionista, Di Monte ha già dedicato le sue attenzioni all’Associazione Proletari Escursionisti, nata nel 1919. Prima associazione sportiva proletaria di chiaro orientamento socialista, rivendicava il diritto allo sport non solo per un'élite borghese, ma per tutti. Durante la stesura di quella ricerca Di Monte si è imbattuto nei 22 numeri - ognuno di quattro pagine - del settimanale sportivo socialista in carta verde. Sport e Proletariato si presenta così come una storia di stampa sportiva, di atleti e di lotta di classe. Lettura oltremodo interessante, perché affronta il controverso rapporto che la sinistra italiana ha avuto con lo sport. Nel primo numero del settimanale l’editoriale di presentazione diceva: “E’ tempo di finirla di combattere lo sport, ma bisogna piuttosto aiutarne la diffusione nella folla delle officine e dei campi per farlo diventare un mezzo di emancipazione del proletariato”. Per capirci: già novant’anni fa si discuteva della commercializzazione dello sport e di come - se possibile - opporvisi. A proposito: il libro è dedicato a Dorando Pietri, “maratoneta del popolo”.

 

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