Nell'anno dell'Expo alimentare il Muse semina l'orto. Più chiaro di così...



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Nell’anno dell’Expo viva l’orto, tanto che pure il Muse di Trento ha piantato le verdure.

Una volta erano i fiori a suscitare ammirazione, mentre i pomodori e l’insalata erano relegati sul retro, purché esposti al sole. E c’era una volta il prato, da curare con passione, se non fosse che ora si corre il rischio di essere accusati per lo spreco di terreno che potrebbe essere reso produttivo. Quelli dell’orto sono così: dategli un davanzale e ci poseranno una piantina di basilico, dategli un balcone e si dedicheranno alle erbe aromatiche, dategli un fazzoletto di terra e - a sentir loro - raccoglieranno verdura per una famiglia intera.

Pensavo fosse una cosa da pensionati, come quelli che si mettono in lista con anni di anticipo per ottenere un fazzoletto di terra su in collina. Oppure come mio padre che, vedendo il nostro prato, chiese subito come mai non avessimo pensato di piantarci le verdure, invece dell’erba che deve essere portata in discarica ad ogni taglio. Altro che pensionati. L'altro giorno ho visto su internet gli orticelli di mio fratello e dei suoi amici (tutti lontanissimi dalla pensione) che si scambiano consigli e complimenti.

Non è questione di risparmiare i soldi del fruttivendolo quanto - mi dicono - la soddisfazione di sporcarsi le mani di terra e di mangiare un alimento di cui hai osservato la crescita ogni giorno. Guardo la vicina aggirarsi in giardino desolata perché - seguendo il consiglio sciagurato di un fratello che pensava di farle un favore - ha deciso l’anno scorso di sopprimere i pomodori (che regalava a noi) per sostituirli con le piante ornamentali. Bello, le dissi, contemplando il risultato. Ma lei non era convinta. E infatti senza terra da calpestare e ortaggi da innaffiare, soffre. L’anno prossimo - giura - tornerà all’orto.

Per quanto mi riguarda starei benissimo sull’erba a rimediare i danni dei lombrichi invece di fare la guerra ai parassiti (perché ognuno ha le dannazioni che si merita). Finché è arrivato il Muse a seminare un dubbio che comincia a germogliare: hanno riempito di terra uno stagno in cui nuotavano i pesci e hanno piantato ortaggi pure loro. Mica dietro il museo: davanti! Il biglietto da visita del museo di scienze più famoso d’Italia è un campo di verdure. Chissà se hanno chiesto il permesso a Renzo Piano. E non è finita: sul retro arriverà un frutteto. Ci porteranno i bambini in visita, quelli che hanno già un orto nel cortile della scuola, cioè i nostri figli, quelli istruiti (e quindi sospettosi) che tornano a casa dopo le lezioni e chiedono da dove vengono le fragole in inverno.

Insomma, nell’anno dell’Expo di Milano dedicato alle sfide alimentari, il Muse di Trento accoglierà i suoi visitatori (un milione di persone in meno di due anni) con un orto e un frutteto. Più chiaro di così...













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