Un giapponese racconta l’altro lato della Val di Sella 

“Reverse of volume” di Onishi Yasuaki resterà visibile fino al primo maggio L’inusuale romanticismo visivo di un’artista alla conquista degli spazi di malga Costa


di Fiorenzo Degasperi


TRENTO. La val di Sella, laterale della Valsugana, è una valle aspra, severa, con le pareti rocciose strapiombanti, selvosa. All’interno di questa valle serpeggia il percorso di Arte Sella, con le sue opere immerse nella natura. Sono opere che dialogano con il contesto, quindi rigorose, talvolta intransigenti, sicuramente introverse e intime. Ma ci voleva un artista giapponese per raccontare l’altro aspetto della val di Sella, quello che non è facile intravedere dal momento che non siamo più abituati ad un sano romanticismo visivo. Onishi Yasuaki è uno scultore, sebbene utilizzi la materia con estrema delicatezza e sensibilità. Le sue opere sono “belle” e quando usiamo questo aggettivo siamo consapevoli che potrebbe comprendere qualcosa di oscuro, di malinconico o di indefinito senza peraltro concludere che questa sua bellezza coincida con l’oscurità, la malinconia o l’indefinito. Anzi si potrebbe dire che il grande insegnamento che ci trasmette è che bisogna accantonare gli impulsi di giudizio della nostra coscienza intellettuale per poter vedere e assaporare fino in fondo l’opera d’arte. È come se potessimo apprezzare un prodotto artistico soltanto quando apriamo gli occhi e, con il disincanto della nostra innocenza, osserviamo – come nei tempi antichi – il cielo che è cielo, la terra che è la terra, le montagne che sono montagne e i fiumi che sono i fiumi, come recita un passo de La Raccolta della Roccia Blu.

Così nella sua installazione che occupa gran parte di Malga Costa, in val di Sella, accade che noi entriamo e ci troviamo al cospetto di una forma monumentale che, pur rappresentando una montagna – quindi “pesante”, poderosa, palpabile –, sembra invece fluttuare nello spazio. Il titolo dell’opera è già di per sé indicativo: “Reverse of volume”, il volume rovesciato, dal tutto pieno al vuoto, dalla presenza all’assenza. La composizione di questa installazione è formata da molteplici strati di fogli, di materiali semplici, in cui lo spettatore si immerge cogliendo le variazioni di ombre e luci soffuse create dal movimento delicato dei fogli, sperimentando una nuova sensibilità data dal percepire una scultura dal suo lato rovescio. Onishi Yasuaki ci invita a cogliere i mezzi toni, le sfumature, gli spazi vuoti che non vanno subito colmati ma goduti come sono. La sua è una montagna colta nei suoi aspetti più prettamente intimi, fatti di luce, forma, linee, emozioni, sensazioni, percezioni. L’artista ci fa provare l’esperienza della leggerezza, del vuoto, dell’assenza, ci invita a meditare perché la riflessione è necessaria sia per produrre sia per fruire forme e contenuti di un’opera. Ci aiuta a riacquistare la capacità di “pensare” l’opera immergendocisi dentro, facendoci sprofondare nelle viscere stesse di questa montagna che si offre come fosse di vetro, trasparente, densa di fili neri verticali che tengono uniti il tutto e noi con il mondo. Passo dopo passo, attraversando lo spazio vuoto di Malga Costa, entriamo in un santuario e viviamo la sensazione di camminare in una caverna dentro lo stomaco della montagna e di essere avvolti dalla materia che gioca con la luce. L’artista non rappresenta le montagne della val di Sella, Cima Dodici o la Caldiera, Cima Ortigara o Cima Portule. È una montagna spirituale e, rovesciandola, Onishi ci fa camminare dentro una caverna di ghiaccio i cui rumori sono smorzati, smussati nella loro altresì violenta presenza. Dove sta la profondità? Venuti a mancare i parametri percettivi tradizionali, ci coglie il disorientamento, ci spiazza, e il contrasto vuoto-pieno ci destabilizza ancor di più. E allora ci conviene sederci in silenzio, davanti a questa montagna rovesciata, cercando di carpire il suo spirito. Questo procedimento di acquisizione di un’opera d’arte ce lo aveva già insegnato il compianto quanto anticipatore Gillo Dorfles, quando consigliava di accostarsi all’arte come un bambino “non-educato”. L’installazione è visitabile presso Malga Costa, in val di Sella, fino a martedì 1 maggio.













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